Pecco Bagnaia, l'intervista: "Ho fatto un miracolo. Dopo Barcellona ero a pezzi"
Pecco è un soffio di romanticismo dello sport che ha nel futuro, tecnologico e quindi un po’ cinico, la propria essenza. È il centauro che ha vinto per due volte consecutive il mondiale delle MotoGp, come soltanto Valentino Rossi e Marc Marquez sono riusciti a fare prima di lui. Ed è considerato dallo stesso Giacomo Agostini, «l’Ago del nuovo millennio». Francesco Bagnaia, nome di battaglia Pecco, è pronto per un clamoroso tris nel 2024. Sentitelo un po’.
Da marzo, lei avrà un avversario in più e non un tipo qualunque: Marc Marquez in sella a un razzo, una Ducati. Il Cabroncito tornerà al top?
«Sicuramente. Sarà velocissimo e lo è già stato nei test di fine stagione. Ovviamente ha approfondito la piena performance facendo il time attack e girando con gomma soft per studiare bene la nuova moto. Ma ho capito subito che è stato super proprio come mi sarei aspettato da lui. Marc è sceso da una Honda difficile da guidare per salire sulla moto migliore, la Ducati».
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Da chi altri si dovrà guardare?
«Sarà una bella lotta e non penso solo con Marquez. Bezzecchi, Bastianini, Martin, ma anche Alex Marquez e Morbidelli saranno tutti competitivi con le Ducati e sarà davvero una bega. Saremo in otto a lottare e il livello continuerà ad alzarsi sempre di più. La chiave per il tris mondiale sarà la costanza».
Se si volta indietro, quali flash ha del suo rutilante 2023?
«È stato un mondiale molto diverso rispetto alla precedente. Nel 2022 ero a un punto della stagione in cui non avevo più nulla da perdere, a -91 punti da Quartararo. E quando sei in quella situazione disperata in cui devi soltanto vincere e non puoi arrivare neppure secondo, per qualche motivo inspiegabile è stato più facile farlo. Ho conquistato quattro gran premi di fila e, alla fine, potevo persino controllare il vantaggio».
Quest’anno si è trovato a essere rimontato. Brutta storia?
«Sì, è stato l’opposto, perché siamo arrivati a +66 punti ma in Indonesia sono precipitato persino dietro in classifica da Martin».
Tutto più complicato, quindi?
«Soprattutto dopo l’incidente che ho avuto a Barcellona. Nei gran premi successivi a quel crash fortunatamente sono riuscito a rimanere costante. Alla domenica, nella gara lunga, eravamo sempre competitivi e siamo riusciti a portate a casa punti d’oro. I mondiali si vincono anche così».
Dei due, quale è stato il titolo più bello?
«Il secondo perché l’ho vinto con il numero 1 sulla moto. E facendo mia anche l’ultima gara della stagione».
La griffe “1” sulla carena fa sentire la pressione?
«Non al sottoscritto, già al via di Portimao ero decisi, sono sempre andati forte e ho vinto sia la gara Sprint sia la gara lunga».
Le gare cruciali del bis mondiale?
«Direi il Mugello e l’Austria, i due weekend migliori. Con il Mugello da inserire tra i ricordi più belli perché girare su quella pista in 1’44”8 è stato qualcosa di pazzesco. Per la prima volta ho visto sotto al podio una marea rossa di tifosi e, per un italiano, è stato il momento magico della stagione».
Torniamo all’incidente drammatico di Barcellona: ha pensato di non poter più lottare per il titolo? O anche cose peggiori?
«È stato un momento complicato. Il giorno dopo mi sono svegliato dolorante ed ero a pezzi: avevo male dappertutto e non riuscivo a fare niente. Ho iniziato con la riabilitazione e mi sono sforzato di risalire subito in moto a Misano, che era in calendario solo cinque giorni dopo».
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Dove ha fatto un mezzo miracolo...
«Ah certo. Siamo riusciti a qualificarci per la Q2, a stare in prima fila e a salire sul podio in entrambe le gare».
Ha fatto tremare l’Italia e battuto anche il dolore: lì ha messo un’ipoteca sul mondiale?
«Non stavo nemmeno in piedi, ma sono riuscito a ottenere un grande risultato. Non ero soddisfatto del tutto perché a Misano volevo vincere ma aver perso solo 14 punti in classifica anziché i 37 temuti ha poi fatto la differenza».
Cosa pensa delle criticate Sprint del sabato?
«Ho sempre preferito la gara lunga ma le Sprint mi si sono complicate soltanto dopo il botto di Barcellona. Fino a quel momento avevo ottenuto quattro vittorie, salendo sempre sul podio, poi l’incidente mi ha un po’ limitato nella seconda parte della stagione. Abbiamo avuto problemi con la scelta della gomma, mi sono capitati pneumatici fallati che mi hanno rallentato».
Esiste la paura della sconfitta?
«Sono un tipo orgoglioso, quindi ho sempre pensato al titolo a tutti i costi. Avrei fatto fatica ad accettare un ko anche se nello sport come nella vita capita di cadere in basso e poi risalire. Da ogni sberla si impara e la seconda parte di campionato, quando ho sofferto, è stata una lezione importante».
Pronto per i test a Sepang in programma a febbraio?
«Alt, per quelli c’è ancora tempo. Ora mi sto dedicando alle tre passioni che mi consentono di staccare, in queste settimane: il tennis, la playstation e un po’ di vacanze. Non me le merito?».
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