Morto Alberto Antonini, lutto in Ferrari: "Fratello, ci mancherai"
Se ne è andato per colpa di una brutta malattia, a 62 anni, Alberto Antonini, giornalista professioni ed ex ufficio stampa della Scuderia Ferrari quando team principal era Maurizio Arrivabene da fine novembre 2014 a gennaio 2019. Antonini si è spento nella notte al Policlinico Sant'Orsola di Bologna, dopo una lunga battaglia. Da sempre la sua vita è stata legata al mondo dei motori. Nato a Imola e professionista dal 1992, ha lavorato per molti anni con Autosprint e altre testate: dal Corriere della Sera a Sky. Anche lui come Arrivabene è rimasto in Ferrari tra 2014 e 2019.
Arrivabene su Antonini: “Un caro amico, gli volevo bene”
Proprio Arrivabene lo ha ricordato sulle sue pagine come “un uomo educato e perbene — il suo commento — un professionista preparato di grande umiltà e umanità (doti non comuni oggi dove tutti si sentono fenomeni), ma soprattutto un caro amico. Gli volevo bene". Dal 2019, Antonini era opinionista anche per Formula Passion, consulente per la Monaco Increase Management e scrittore: nel 2020 ha pubblicato Vettel, Cavallino senza fili e due anni più tardi Màicol, Schumacher in Ferrari: le storie non dette. Alla famiglia di Alberto Antonini va l'abbraccio della redazione di Quattroruote e di tutta l'Editoriale Domus.
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Da Terruzzi a Turrini, tanti ricordi per Antonini: “Ci mancherai fratello”
Il giornalista Giorgio Terruzzi ha scritto che “con Alberto Antonini abbiamo condiviso piste, storie, chilometri. Un compagno per un lungo viaggio carico di intensità e passione. Così è un dispiacere fondo dirgli addio. Ciao caro Alberto. Ma dimmi tu se si può”. Il commentatore di Sky F1, Carlo Vanzini, ha aggiunto: “Mi mancheranno le nostre chiacchierate, le nostre track walk, la tua amicizia, le tue battute, il tuo amore per il motorsport, il tuo essere unico. RIP amico mio”. Sul Quotidiano Nazionale, Leo Turrini ha infine scritto: “Siamo stati giovani assieme. Lui arrivò sui circuiti un po’ dopo di me e mi venne naturale stringere amicizia con un conterraneo — una parte del testo — Era già malato e gli telefonai. Aveva un respiro che era un sospiro. Mi spiegò che forse se ne sarebbe andato senza rivedere un pilota Ferrari campione del mondo. Manco io ci riuscirò, risposi in un suono flebile senza eco. Ciao, fratello”.
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