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Jannik Sinner, chi è stato "selezionato personalmente" del tennista

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Leonardo Iannacci
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È sempre così. Quando il sonno è filato via in fretta e l’adrenalina ti ha strizzato i nervi, il giorno dopo ha il sapore strano di una storia dolce interrotta a metà. All’alba di ieri, Jannik ha raccolto emozioni e stanchezza per volare a Malaga. Nella città andalusa sede delle finali di Coppa Davis, il rosso di San Candido ha intenzione di scrivere altre pagine eccitanti dopo i fescennini di una settimana nella quale è diventato il fidanzato d’Italia e ha sconvolto tutto e tutti. A cominciare dai dati di ascolto televisivi: su Rai1 la finale contro Djokovic è stato il match di tennis più visto nella storia e ha tenuto incollati allo schermo 5 milioni e 493mila persone con un eccezionale 29,5% di share. Tutti pazzi per Jannik anche su Sky dove gli abbonati incollati al video sono stati 1 milione e 200mila. Sinner questo helzapoppin lo percepisce a distanza, racchiuso nella bolla che è il suo piccolo mondo antico fatto di allenamenti, vita sana, un amore discreto (la modella Laura Margesin, di 22 anni, altoatesina come lui e preferita alla ex Maria Braccini) e uno staff che lo protegge quasi fosse un principino rinascimentale.

UN’AZIENDA SPORTIVA
Abbandonato due anni fa l’allenatore storico Riccardo Piatti, tra i primi a complimentarsi con Sinner per l’eccezionale settimana torinese («Gli ho scritto subito dopo la finale, è stato bravissimo», ha detto), Jannik ha pensato di costruirsi attorno uno staff che è una piccola azienda sportiva. Soltanto così ha capito che può aspirare al numero 1 e agli Slam. I due allenatori sono il guru Darren Cahill e Simone Vagnozzi, il preparatore atletico è Umberto Ferrara, il fisioterapista che ne cura i muscoli Giacomo Naldi, l’osteopata Andrea Cipolla e il mental coach Riccardo Ceccarelli di Formula Medicine. Gli affari e i milioni di dollari che Sinner ha già in banca (attorno ai 27-28 quelli raccolti negli ultimi due anni fra premi e sponsorizzazioni) sono il frutto del lavoro dei manager Lawrence Frankpan e da Alex Vittur, figlio di quel Guido già allenatore di Alberto Tomba. Poi c’è il Sinner segreto, il ragazzo di 22 anni che ama occupare il privato con cose semplici, mai folli. Come il burraco, di cui Jannik è un giocatore accanito, disposto a passare ore intere per trovare le migliori soluzioni e vincere anche lì. «Una volta facemmo le ore piccole a casa mia quando volle sfidare papà e mamma dopo aver fatto sparire una montagna di tortellini», ci ha raccontato Giacomo Naldi.


LA FAMIGLIA
A Torino abbiamo avuto anche modo di conoscere i genitori di Jannik: papà Hanspeter, ex cuoco e oggi allenatore del Sexten Calcio, e mamma Seglinde. «Onestamente nello sci non era così promettente», ci ha svelato. Aveva già il tennis in testa quando ha emesso il primo vagito. «In casa palleggiava contro i muri, le porte, i mobili. Non ne potevo più», ricorda Seglinde, ex cameriera e ora proprietaria di una pensione a Sesto Pusteria. E poi c’è Mark, di tre anni più grande, il fratello non di sangue: Hanspeter e Seglinde lo adottarono quando temevano di non poter avere figli, ignari che tre anni dopo sarebbe spuntato il ciclone dai capelli rossi, futuro fidanzato d’Italia. Abbiamo chiesto a Mark, con il quale il nostro Jannik ha diviso per anni la stessa cameretta a San Candido: «Vero che Jannik va tuttora a letto pensando solo a come migliorare il suo tennis?». Simpatica la risposta: «Non lo so, non me l’ha mai raccontato ma ne ho un fortissimo sospetto». Campione si nasce ma fuoriclasse lo si diventa. 

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