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Andrea Colpani, il Bellingham del Monza che faceva impazzire Berlusconi

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Claudio Savelli
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Dicevano che non sarebbe andato da nessuna parte con quel fisico lì. Colpani è troppo gracile per il calcio muscolare di questi tempi, non mette su massa, lo spazzeranno via. E poi, dicevano, dove lo metti il “Colpa”? È alto, potrebbe fare l’attaccante ma non ha i muscoli, e spalle alla porta non è a suo agio. A centrocampo? Ma se non difende... In difesa? Se non difende a centrocampo... Esterno? Non ha il passo, non è veloce, no no. Le ha sentite tutte, Andrea Colpani, talento puro del pallone nato a Brescia ventiquattro anni fa, trequartista come non ne fanno più. E chissà se in questi giorni a Coverciano ha ripensato a tutte quelle frasi. La verità è che Colpani è un sopravvissuto del calcio provinciale in cui troppo spesso il fisico conta più del talento, la tattica annulla la creatività e il risultato annebbia la vista di chi allena. Per fortuna l’Atalanta lo ha visto e tesserato nel 2007, quando aveva otto anni. E per fortuna Colpani non ha mai dato troppo peso ai (pre)giudizi. Ora è un patrimonio della Nazionale. E il fatto che la chiamata sia arrivata a 24 anni compiuti dimostra che in Italia la maturazione dei talenti più puri arriva spesso in ritardo.

I MERITI DI PALLADINO
Serviva un allenatore come Palladino, contemporaneo e coraggioso perché capace di mettere in campo la qualità in una squadra che deve salvarsi, per vedere Colpani con continuità (in 12 giornate ha collezionato praticamente gli stessi minuti che nell’intero anno passato). Serviva un ct come Spalletti per convocarlo in vista di due gare in cui il risultato è obbligatorio (servono 4 punti tra Macedonia e Ucraina per qualificarci agli Europei senza passare dai maledetti playoff) e di spazio per gli esperimenti, in teoria, ce ne dovrebbe essere poco. Colpani è a Corverciano in quanto trequartista prestato al ruolo di mezzala di qualità, quella che nel calcio di ieri non era considerata mentre oggi è fondamentale. A ricordarlo all’Italia è stato Bellingham qualche settimana fa a Wembley. Ma non esageriamo, «Bellingham è Bellingham, io punto a migliorarmi», dice Colpani, e noi dovremmo dargli retta per non gettare sulle sue spalle inutili pressioni, soprattutto in vista di due partite pesanti. In fondo, quattro anni fa, mentre l’inglese si affacciava alla Champions League, Colpani debuttava tra i professionisti.

 

 

Nel Trapani appena promosso in serie B, mister Castori gli concedeva 34 presenze: per gli standard italiani, alla prima stagione con i grandi è tanta roba. Il fisico era sistemato dall’Atalanta con cui aveva messo in bacheca uno scudetto Primavera. Compagni di squadra? Kulusevski, a cui per certi versi assomiglia, e Bastoni, che qualche messaggio per invitarlo all’Inter lo ha di certo inviato. Prima però bisogna convincere Galliani, l’ad del Monza che sulla tribuna dello U-Power Stadium poche settimane fa mostrava il cinque con la mano. «Cinque come gli anni di contratto che gli ho fatto, non i gol: ne segnerà molti di più», infatti è già a sei (più un assist). Colpani a Monza vale più di quanto è quotato sul mercato, cioè una quindicina di milioni, perché, spiega Galliani, «era il giocatore preferito di Silvio Berlusconi. Il presidente ci aveva visto giusto, ancora una volta». Al Cav, infatti, Colpani ha dedicato la prima convocazione in Nazionale. Berlusconi amava i giocatori di qualità sulla trequarti e recriminava la loro sparizione nel calcio contemporaneo. Rieccoli. E il portavoce è proprio il suo preferito. L’Italia che si sforza di guardare al futuro (agli Europei) con ottimismo accoglie un talento che sembra provenire dal passato. Una cosa paradossale, romantica, bella. Come il calcio di Colpani. 

 

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