Inter, la "connessione magica": quelle indiscrezioni su Simone Inzaghi
Nemmeno l’Inter del triplete aveva una connessione così speciale con il pubblico. Quella era una squadra di fuoriclasse con un capopopolo come Mourinho in panchina, entusiasmava la gente nerazzurra ma non aveva grande bisogno di essere trascinata né di avere una relazione stretta. C’era sentimento ma più distacco, una sorta di ammirazione che contemplava il sublime che si sviluppava sotto i suoi occhi. Ora è diverso. Da qualche tempo tifoseria e squadra crescono insieme. Nell’aria c’è un incantesimo. Ogni volta che si propaga l’ormai famoso coro («E per la gente che ama soltanto te...»), i nerazzurri segnano. Può essere una coincidenza se capita una volta, due, tre, ma siamo già ben oltre la quota.
Succede anche con il Salisburgo dopo il Benfica che già lo scorso anno aveva provato l’anatema sulla sua pelle e di cui alcuni componenti hanno detto di «odiare quel coro». Non è un caso, i giocatori ascoltano il richiamo e alzano i giri del motore fino a segnare. Il problema semmai sono i momenti in cui il Meazza rifiata e l’Inter entra in modalità gestione, diventando approssimativa in qualche copertura difensiva e pagando infatti con il momentaneo pareggio del Salisburgo. Ma la reazione c’è ed è organizzata, a differenza dell’inizio dello scorso anno. Allora, nei momenti di difficoltà, il gruppo diventava un insieme di solisti, ora quegli stessi singoli fanno gruppo soprattutto in quei momenti. Il pubblico interista, che di calcio capisce, vede lo sforzo e dimostra apprezzamento riattivando i cori. Così riparte il circolo virtuoso che porta alla rete del 2-1.
Chi è stato al Meazza nei tempi oscuri dell’Inter, sia da tifoso, spettatore o addetto ai lavori, sa che quanto sta succedendo non è scontato. Il pubblico nerazzurro è competente quanto esigente e i calciatori che reputava scarsi tecnicamente o psicologicamente li fischiava alla seconda giocata, per poi non mollarli più. È capitato in ultimo a Correa che è stato ceduto per fare spazio a uno come Sanchez, a cui la personalità di certo non manca e che offre il primo contributo contro il Salisburgo. Ora la curva dedica i cori personalizzati a tutti i componenti e lo stadio sommerge di applausi Darmian che, da ultimo uomo, spazza un pallone in tribuna. In un contesto simile, sempre positivo, i calciatori pensano meglio. Sanno che non devono inventarsi cose eccezionali per essere apprezzati, sono liberi da pesi inutili sulle spalle.
Non è una questione di quantità di pubblico presente, che comunque è massima anche in una serata piovosa infrasettimanale in cui si gioca ad un orario barbino come le 18.45. È una questione di qualità. Quella dei tifosi nerazzurri è onestamente massima in Europa e a dirlo sono i giocatori e i giornalisti stranieri che fanno visita al Meazza. È speciale anche l’atmosfera a Berlino, nello stadio dove l’Italia vinse i Mondiali: sciarpate e cori senza sosta mettono il Napoli in soggezione in avvio di gara. Ma i campioni d’Italia si dimostrano maturi: armati di santa pazienza aspettano il calo dell’Union e colpiscono sull’asse Kvara-Raspadori, il vecchio fenomeno che torna e il nuovo centravanti che avanza.