Luciano Spalletti, missione-Euro2024: ecco come può salvare l'Italia
Gli amici del Guardian hanno scritto che «questa Italia è una pallida imitazione delle Nazionali del passato». Non si sa bene di quali, visto che sono diverse: l’Italia “giochista” di Roberto Mancini o l’Italintensità di Antonio Conte o la tradizionale Italia difesa-e-contropiede? Notizia per gli amici d’oltremanica, al momento superiori agli azzurri e giustamente vincitori della sfida di Wembley (3-1 in rimonta): questa Italia non assomiglia a nessuna Italia del passato, né ci vuole assomigliare.
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Il problema è proprio questo: sta cercando di fare altro, di essere contemporanea, ma non ha ancora avuto tempo per completare la metamorfosi perché Spalletti ha allenato per meno di venti giorni effettivi e perché ci sono dei risultati da raggiungere per forza, pena il salto dell’Europeo.
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IN TRANSIZIONE
L’Italia è in transizione perché, è bene ricordarlo, rispetto alla gestione Mancini è rimasto solo il modulo, il 4-3-3. Tutto il resto è diverso, dagli uomini chiave (non ci sono più Bonucci-Chiellini dietro e Jorginho-Verratti in mezzo, genesi dell’idea di gioco) ai principi spallettiani, quindi ci sarebbe bisogno di tempo e allenamenti, lussi che l’Italia non può concedersi. Bravo il ct a non farne un alibi. La domanda ora è: l’Italia vista contro l’Inghilterra basterà per battere la Macedonia e quantomeno pareggiare contro l’Ucraina (questa la combinazione di risultati che garantisce il pass europeo)? La risposta è sì, soprattutto se è l’Italia del primo tempo, forse il migliore del post-Europeo per attenzione, concentrazione e lucidità. Il punto è ripresentarsi in campo con quello stato d’animo tra un mese contro la Macedonia (17 novembre) all’Olimpico di Roma e poi contro l’Ucraina sul neutro di Leverkusen (20 novembre).
Ma dal punto di vista tattico e tecnico ci sono diverse cose da migliorare. Ma Spalletti le ha ben chiare grazie alla partita di Wembley, la prima contro un’avversaria di livello superiore, e sono tutte cose migliorabili. Il più grande difetto saltato all’occhio nella ripresa è la distanza tra gli uomini e tra i reparti. Soprattutto tra la difesa e il centrocampo si sono create alcune voragini in cui Bellingham ha fatto ciò che ha voluto. Infatti è in quel vuoto che si è infilato per conquistare il rigore che ha raddrizzato la gara degli inglesi. La fase difensiva va registrata per una questione di caratteristiche dei calciatori: Mancini, Bastoni, Scalvini, Acerbi e Gatti, i cinque centrali chiamati a questo giro, giocano in una difesa a tre nei rispettivi club (Roma, Inter, Atalanta, Juventus). Di questi, Mancini e Scalvini sono abituati al calcio gasperiniano per cui si va sull’uomo piuttosto che in copertura, infatti l’ultimo gol degli inglesi arriva perché l’atalantino esce in aggressione anziché “scappare”.
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COMBINAZIONI TRA GIOCATORI
Dal punto di vista offensivo servono più iniziative, ma non individuali. Diciamola meglio: servono più combinazioni tra i giocatori. Berardi, Scamacca ed El Shaarawy non si sono mai cercati. Hanno rispettato i ruoli, fin troppo, tant’è che Berardi è uscito dopo una gara anonima, Scamacca si è messo in mostra solo per il gol e El Shaarawy è stato elogiato per la fase difensiva. Altro aspetto da migliorare: la pulizia tecnica. Molte giocate sono state sporche e hanno interrotto bozze di azione interessanti. In compenso, la testa degli azzurri è tornata a funzionare: nessuno dopo la partita era soddisfatto della prestazione, tutti erano infastiditi dalla sconfitta. E si stanno allargando le risorse: Udogie, ad esempio, è una perla rara a sinistra, Kean ha una fisicità finora ignorata e Scamacca, se Gasperini riuscirà a lavorarci, può essere un riferimento. Ci si rivede tra un mese per rivedersi, si spera, ad Euro2024.
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