Frosinone, la favola tra "mister esonero" e il nuovo Dybala
Esiste in Italia una squadra che gioca come il Brasile, senza sentirsi inferiore a nessuno e senza mostrare nessun borioso senso di superiorità: si chiama Frosinone e attualmente è la più bella realtà del calcio di provincia. Parafrasiamo il maestro Brera per scrivere il prologo della storia dei ciociari: altri entusiasmanti capitoli si aggiungeranno se verranno mantenute le premesse delle prime otto giornate. La salvezza sembra quasi una formalità per questo incredibile Frosinone, che era il principale candidato alla retrocessione e invece è già a +8 sulla terzultima, dopo aver battuto Atalanta, Sassuolo e Verona, fermato la Fiorentina e perso solo contro Napoli e Roma.
Nessuno avrebbe mai immaginato un Frosinone vincente e spettacolare, che fa punti rispettando la grande bellezza del gioco del calcio. Mettendo insieme l’allenatore più “sfigato” degli ultimi anni e una squadra piena di giovani scommesse, c’erano tutti gli ingredienti per andarsi a schiantare. E invece il ds Angelozzi potrebbe aver realizzato il capolavoro di una vita, con la scelta del tecnico che è stata la chiave di volta. Chissà se nei due anni in cui è stato fermo Di Francesco avrà mai ripensato a quella maledetta semifinale di Champions League con la Roma. Viene quasi da pensare che gli abbia rovinato la carriera: è stata il punto più alto e al tempo stesso l’inizio di un declino inesorabile e a tratti inspiegabile.
SOLO 3 SUCCESSI SU 33 GARE
Dopo essere stato esonerato dai giallorossi, Di Francesco ha vinto appena 3 partite su 33 ed è stato cacciato anche da Sampdoria, Cagliari e Verona. Con un curriculum del genere quello di Angelozzi è stato un atto di fede, per non dire una pazzia. Invece il tecnico di Pescara sta rinascendo dalle ceneri: pur non rinunciando a certi concetti zemaniani, si sta dimostrando più flessibile e sta adattando uomini e tattiche a seconda degli avversari. I risultati di Di Francesco sono definiti miracolosi, ma di divino ci sono soltanto la qualità del lavoro e la proposta di gioco ambiziosa, con l’ottavo posto che è una meritata conseguenza. L’altro capolavoro Angelozzi lo ha realizzato in sede di calciomercato: Marchizza e Monterisi sono diventati punti di riferimento in difesa, Mazzitelli e Barrenechea hanno alzato il livello del centrocampo. In attacco a fare la differenza sono i prestiti di Cheddira e Soulé, due calciatori che danno una dimensione tutt’altro che provinciale al Frosinone.
Il 20enne argentino è sulla bocca di tutti, con la Juve che già si sfrega le mani alla prospettiva di riaverlo l’anno prossimo, magari in un tridente con Chiesa e Vlahovic (e senza l’argine Allegri in panchina). I paragoni con Dybala non sono affatto azzardati: i due condividono nazionalità e piede sinistro, ma soprattutto il modo di giocare e di determinare le partite. Soulé ha qualità tecniche sopra la media, visione e senso del gol: l’ultima prestazione è stata il manifesto calcistico dell’argentino, con il malcapitato Verona che non ha trovato il modo di fermarlo. Dai suoi piedi continueranno a passare molte delle fortune del Frosinone, che merita di rimanere in Serie A anche solo per la mentalità con cui la sta affrontando: quella di segnare un gol in più dell’avversario invece di subirne uno in meno.