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Luciano Spalletti va "di traverso" a tutti: un caso in Serie A
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La Roma perde Dybala, ma trova la quadra e i risultati, la Lazio ha raggiunto la velocità di crociera impostata da Sarri, l’Atalanta perde ma Gasperini è soddisfatto come lo è Rudi Garcia del Napoli, la Juventus sembra aver capito quali sono i suoi limiti e come aggirarli, la Fiorentina si è iscritta al campionato di vertice, il Milan cavalcherebbe l’entusiasmo generato dal primo posto e l’Inter non vedrebbe l'ora di tornare in campo per dimostrare che non è più la squadra altalenante di un anno fa.
Ma c’è la pausa per le Nazionali che congela tutto e tutti. Una pausa che non conviene a nessun club di punta. Il recupero delle energie è secondario in questo momento della stagione, e poi i calciatori si stancano di più a viaggiare e a pensare ad altre competizioni che non a continuare la routine. La sosta di settembre chiudeva il periodo di rodaggio e dava il via alla vera stagione, questa spezza il flusso che inizia a scorrere. È la peggiore e ricorda ancora una volta che il calendario andrebbe riformulato: perché non accumulare gli impegni delle Nazionali in una o due soste più lunghe, una a fine andata e una a fine campionato? Certo, posticipando le partite, le grandi possono sperare di recuperare qualche infortunato essenziale come Dybala o Arnautovic o Vlahovic, ma il beneficio è compensato dal rischio di perderne altri.
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Un rischio elevato se è vero che i muscoli dei giocatori impegnati nelle coppe europee sono stati sollecitati e in Nazionale nessuno se ne cura. Ad un ct, infatti, che uno sia a rischio interessa poco o nulla. E, se si fa male, sono problemi del club più che suoi. Gli allenatori aspettano e sperano che tornino tutti interi, intanto possono dire di essere tutti in carreggiata, compresi Sarri e Mourinho che sono partiti in ritardo. È iniziato un bel campionato, peccato si fermi. Non è delle grandi ma è grande lui, Ranieri, l’eccezione all'allenatore che recupera la rotta. Il mister ammette di “essere in burrasca”, ma sembra immune dall’esonero. Visto che a Cagliari nessuno osa metterlo in discussione, lo faccia da sé: solo così può firmare un'altra leggendaria impresa.
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