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Inter, l'illusione e quella "sensazione pericolosa": cosa rischia Inzaghi

Claudio Savelli
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Per un tempo emerge sinistramente qualche sfumatura oscura dell’Inter che un anno fa si smarrì in campionato. Poi dagli spogliatoi esce la nuova Inter travolgente, dominante, abbondante e, seppur segnando solo un gol su cinque nitidissime occasioni, sistema le cose e il Benfica e la classifica nel girone. Può essere utile a Inzaghi registrare il primo tempo del Meazza e affiancarlo a quello di San Sebastian per evitare di replicarli quando le gare europee si faranno più pesanti. 

Quei retaggi del passato erano già venuti a Bastoni in casa della Real Sociedad, ora hanno toccato Acerbi che per un tempo vaga distrattamente per il campo. Uno dei migliori marcatori in circolazione si proietta costantemente in avanti, innervosendosi se l’assist del compagno non arriva in tempo: che senso ha, quando il Benfica penetra con discreta facilità tra le maglie difensive nerazzurre e costringe Sommer ad un paio di parate sopra le righe e Pavard a giganteggiare nelle chiusure? L’Acerbi del primo tempo incarna la frenesia che aveva compromesso la rincorsa al Napoli un anno fa, quello del secondo tempo, ordinato, fermo in difesa a coprire Bastoni che invece ha licenza di costruire, rappresenta invece l’Inter vista quest’anno in serie A.

 

È vero che l’obiettivo è lo scudetto, come ha candidamente ammesso Marotta prima della sfida ai portoghesi, ma non giustifica l’approssimazione in Champions visibile in difesa, come detto, ma anche nelle rifiniture imprecise di Mkhitaryan e Thuram e Barella o nelle conclusioni masticate da Dumfries e lo stesso Acerbi, che si trova spesso in area per le sortite offensive di cui sopra. È il Benfica con il suo pressing alto a togliere qualche grammo di lucidità all’Inter in avvio, ma da una favorita è lecito aspettarsi più tranquillità. Ecco, la sensazione di essere favorita nel girone è pericolosa. Lo scorso anno dopo i sorteggi l’Inter era data per spacciata e si era auto -fomentata superando il Barcellona con due gare ad altissima concentrazione. Ora approccia il Benfica pensando che basti un tempo, prima di ricordarsi che quel tempo deve giocarlo davvero. 

È il lato oscuro della grande stagione europea dello scorso anno, una cosa che riguarda anche il Milan e il Napoli, in proporzione minore ma comunque da considerare. Le italiane devono prendere le distanze da quanto fatto lo scorso anno. O meglio, lo devono maneggiare con cura: la Champions dà, ma non si fa problemi a togliere. Il Napoli soffre meno la scia dell’ultima edizione perché sente di avere un credito, ha ancora nella mente l’uscita di scena contro il Milan. E può dirsi sfavorita contro il Real Madrid. Fino al gol di Ostigard, la squadra di Rudi Garcia gioca con la feroce volontà di andare oltre una montagna e vedere che aria si respira in cima. Poi le Merengues fanno le Merengues e, con lucidità, organizzano la contromossa. Il Napoli perde ma non esce sconfitto, soprattutto in ottica campionato.

 

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