Serie A, ci sono ancora i campioni: così le big si aggrappano a loro
Ci sono ancora dei campioni in Serie A. Sono pochi rispetto ai fasti del passato e forse è per questo che risaltano ancora di più in mezzo agli altri. L’ultima giornata è stato il manifesto di Lautaro e Leao, che in modo diverso sono riusciti a determinare il risultato in favore delle rispettive squadre. L’argentino ha addirittura esagerato: in 26 minuti ha segnato quattro volte alla malcapitata Salernitana ed è diventato il primo di sempre a calare un poker da subentrato. La partita era bloccata sullo 0-0, Lautaro è entrato e l’ha vinta da solo, confermando di essere nel miglior momento della carriera.
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Per la prima volta è indiscutibilmente il giocatore più forte dei nerazzurri, il leader tecnico ed emotivo. In questo avvio di stagione è salito ulteriormente di livello e i numeri lo confermano: sono già nove i gol in sei partite, più uno in Champions. A Salerno tutti si aspettavano che risolvesse la partita e lui non si è limitato a questo, ha fatto la storia. Con un Lautaro così determinante, e supportato da un’ottima squadra, l’Inter non può nascondersi per lo scudetto. Così come non può farlo il Milan che, al netto della tremenda sconfitta nel derby, ha vinto tutte le altre partite ed è in crescita. Contro la Lazio si è vista una squadra solida e intensa, poi tutto è diventato più facile quando Leao ha mostrato la sua miglior versione. Senza troppi fronzoli, con potenza e qualità ha messo i compagni per due volte nelle condizioni di dover solo spingere il pallone in rete. I 3 gol e i 4 assist nelle prime sei presenze da titolare rappresentano un record per il portoghese, che non era mai partito così bene. La sua imprescindibilità va però oltre i numeri e sconfina nella percezione di poter inventare la giocata decisiva in qualsiasi momento.
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Mentre le stelle di Lautaro e Leao brillano incondizionate, quelle di Kvaratskhelia e Osimhen lo fanno a intermittenza. Il georgiano si era intristito e aveva trascorso oltre millecinquecento minuti senza segnare. Poi qualcosa è scattato, perché all’improvviso è tornato in versione “Kvaravaggio”. Con un gol e quattro assist in centosessanta minuti il georgiano è stato travolgente, all’altezza della candidatura ricevuta per il Pallone d’Oro. Tra i trenta finalisti ci sono pure Lautaro e Osimhen. Il nigeriano sta facendo discutere per altri motivi, ma è così determinante che nelle tre partite in cui non ha segnato il Napoli non ha vinto. Se e quanto riuscirà a tenere fuori dal campo tutto il resto potrebbe pesare sulla lotta scudetto. Il caso del video su Tik Tok ha dato il via a una guerra fredda tra il club e il Osimhen, con quest’ultimo che si aspettava delle scuse mai arrivate: ora il futuro è un’incognita. Intanto il nigeriano ha pensato bene di tenersi buono l’ambiente: «Non permetterò a nessuno di mettersi tra noi. La passione del popolo napoletano alimenta il mio fuoco e l’amore per la maglia è incrollabile». In campo promette di essere il solito Osimhen, ma fuori quella con De Laurentiis sarà tutta un’altra partita.