Pirlo, Gattuso & C? Fughe, flop, esoneri: la crisi dei campioni del mondo
«In quella squadra disponevo di grandi giocatori e molti li vedevo già come futuri allenatori». Così ci parló un giorno Marcello Lippi sul lungomare di Viareggio, soffiando il fumo dell’amato sigaro e ripensando ai giorni felici di Berlino 2006 quando i suoi cavalieri azzurri fecero l’impresa.
Ebbene, ci perdoni il ct ad honorem del calcio italiano ma quelle parole non stanno per essere suffragate dai fatti e le sue previsioni si infrangono con una realtà che suggerisce il contrario: fra quegli azzurri non sono pochi ad averne seguito le orme ma coloro che hanno preso a Coverciano il patentino di allenatore sono andati incontro a delusioni cocenti. Dei 23 azzurri protagonisti di quella cavalcata mondiale non hanno tentato la via della panchina il Pupone Totti, del quale tutto sappiamo, e poi Luca Toni, Vincenzo Iaquinta, Simone Perrotta e Angelo Peruzzi. Gente che si è ben guardata dal provare l’ebbrezza (si fa per dire) di guidare una squadra.
QUANTI TEMERARI
Tra i temerari delle panchine volanti, invece, troviamo ex campioni del mondo che stanno vivendo esperienze tutt’altro che esaltanti. Il primo della lista è Andrea Pirlo, tornato ad allenare a Genova, sponda Sampdoria, dopo l’anno timido alla guida della Juventus e il flop in Turchia alla guida del Karagumruk: dopo i tre punti incamerati all'esordio contro la Ternana, ha inanellato 4 ko e 2 pari: ora si trova al 17° posto in classifica con soli tre punti (per via della penalizzazione di 2, ndr) e a un passo dalla zona retrocessione. Pirlo rischia l’esonero. Tra i candidati alla sostituzione c’è il compagno di mondiale Filippo Inzaghi, cacciato a giugno dalla Reggina e dopo il flop a Brescia, attualmente disoccupato come gli altri cavalieri azzurri Oddo, De Rossi (ultimo esonero a Ferrara) e Cannavaro (lo scorso anno a Benevento ma per poche partite). Senza lavoro, da tempo, sono Zambrotta, che si è riciclato come personaggio televisivo, e Amelia.
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Dopo la bella promozione in A ottenuta alla guida del Genoa, Alberto Gilardino è salito di categoria e ha subito compreso che le cose sono ben più difficili: tre sconfitte per il Grifone che però ha battuto la Lazio alla prima giornata e travolto la Roma con un poker ieri sera, ma il suo futuro è comunque ancora da costruire. Non se la passa bene neppure Alessandro Nesta che è al quindicesimo posto della classifica di serie B con la Reggiana. Differente il discorso per Barzagli: scelto nel giugno scorso da Mancini per entrare nello staff azzurro, è durato un paio di mesi, sino alle dimissioni del ct attualmente arabo.
GLI EMIGRANTI
Altri azzurri del 2006 hanno pensato bene di emigrare dopo esperienze contrastanti. Gennarino Gattuso, dopo gli anni difficili a Napoli (non confermato) e Valencia (silurato) e la polemica comparsata con la Fiorentina, ha preso la via della Francia accettando la panchina del Marsiglia. Allenerà in un ambiente bollente per i risultati non eccelsi della squadra e con la tifoseria inferocita. Sempre in Liga1 troviamo un altro eroe di Berlino, l’azzurro che centró il rigore decisivo nella finale contro Zidane (a proposito, Materazzi ha allenato in India nel 2015/16 e ora è disoccupato) e soci: Grosso. Dopo averci giocato, il buon Fabio ha accettato l’offerta del Lione.
È andata peggio a Camoranesi: per allenare è stato costretto a volare a Malta sukla panchina del Floriana. Saranno anche tutti figli di Lippi gli eponimi del mondiale 2006, ma non si puó certo dire che, tatticamente, ne abbiano seguito le orme. I flop sono stati parecchi e niente affatto banali. Dai rigori di Berlino ai rigori (gelidi) della panchina.
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