Roberto Mancini insanguinato, la vergogna fuori da San Siro
Ha detto addio all’Italia il giorno di Ferragosto, lasciando una Pec alla Figc il giorno precedente. Poi, alla fine del mese, è stato ufficializzato come nuovo c.t. dell’Arabia Saudita, iniziando una nuova (e ricca) avventura. Su Roberto Mancini le polemiche non si placano. A Milano infatti sono comparsi martedì mattina una serie di murales dell’artista aleXsandro Palombo sia sui muri esterno dello stadio San Siro che in altri punti della città. Palombo ha realizzato delle opere di sensibilizzazione che ritraggono alcune star del calcio — comprese Ronaldo, Benzema e Neymar — che hanno deciso di prestare il loro volto con ingaggi stellari al regno saudita di Mohammed bin Salman, dove la situazione sulla violazione dei diritti umani è molto grave.
Da Mancini a Ronaldo: i protagonisti del murales di Palombo
Mancini, Bin Salman, Ronaldo, Benzema e Neymar sono apparsi sui muri della storica biglietteria sud di San Siro. “Abbiamo visto giocatori mettersi in ginocchio contro il razzismo, con il volto dipinto di rosso contro la violenza sulle donne, indossare fasce arcobaleno al braccio a sostegno della comunità Lgbtq e condannare la guerra — ha commentato sui disegni aleXsandro Palombo — adesso vediamo calciatori e allenatori che prestano il loro volto all'Arabia Saudita di Mohammed bin Salman, un paese tra i più oscurantisti, misogini e feroci di sempre, dove i diritti umani, la libertà di espressione, la libertà per le donne e quella della comunità Lgbtq non esistono e qualsiasi segno di appartenenza ad una religione diversa dall'Islam viene punito”.
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L’artista: “Non voltiamoci dall’altra parte al regno di bin Salman”
E ancora: “Non possiamo voltarci dall'altra parte davanti al vero volto del regno di Mohammed bin Salman — ha concluso Palombo — perché questo non è un gioco ma un disegno politico con cui l'Arabia Saudita usa il calcio come mezzo di distrazione di massa per insinuarsi nelle nostre vite e assopire le nostre coscienze, non siate complici di questo processo di colonizzazione della nostra libertà perché in Arabia Saudita la libertà non esiste”.