Atalanta, il caso-Gasperini deflagra: "Un dittatore, si basa sulla paura"
Di Gian Piero Gasperini si lodano sempre le indubbie doti da allenatore, per il modo in cui fa giocare le sue squadre - ad alta intensità, sempre in verticale - e per i risultati ottenuti sul campo, in particolare negli ultimi fortunati anni all’Atalanta. In questi giorni, però, il tecnico deve anche fare i conti con i suoi detrattori, e non si tratta, come spesso accade, di tifosi avversari. Questa volta, infatti, a criticarlo sono alcuni dei suoi ex giocatori. A scatenare il putiferio intorno al tecnico è stata l’ormai nota intervista rilasciata dall’esterno danese Joakim Maehle dal ritiro della sua nazionale, in cui ha attaccato i metodi utilizzati da Gasp, definiti addirittura dittatoriali (si va da «All’Atalanta non c’è libertà», a «È stato molto duro mentalmente, quella di Gasperini è una gestione dittatoriale, basata sulla paura»). E se le parole dell’ex Genk, che ha giocato all’Atalanta dal gennaio del 2021 a questa estate, quando è passato in Germania al Wolfsburg, avrebbero potuto rappresentare semplicemente delle lamentele di un singolo giocatore, a rincarare la dose ci ha pensato il suo ex compagno di squadra Merih Demiral, anche lui andato via dalla Dea poche settimane fa, ma per trasferirsi in Arabia Saudita, all’Al Ahli.
Il difensore centrale turco, finito ai margini del progetto atalantino, nonostante un investimento da 21 milioni di euro per strapparlo alla Juventus nel 2021, ha commentato sui social la notizia dell’intervista di Maehle con un «tutto vero» che non lascia spazio a interpretazioni. Ma andando ad analizzare la gestione di Gasperini all’Atalanta (dove allena dal 2016), non è la prima volta che un giocatore si dimostra quantomeno inasprito nei confronti dell’allenatore di Grugliasco. La vicenda più nota è quella riguardante il Papu Gomez, prima capitano e simbolo della Dea e poi andato via, nel gennaio del 2021, sbattendo la porta, dopo un litigio con Gasp. L’argentino raccontò addirittura che l’allenatore cercò di picchiarlo al termine di una partita di Champions League a Bergamo contro il Midtyjlland, prima dell’intervento dei compagni di squadra negli spogliatoi.
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Non si arrivò alle mani, invece, con Simon Kjaer e Martin Skrtel, entrambi difensori centrali d’esperienza ed entrambi andati via dall’Atalanta poco dopo il loro arrivo per problemi di incompatibilità con il tecnico: il primo lasciò il club nel gennaio del 2020, su richiesta di Gasperini (era arrivato a Bergamo appena 4 mesi prima), il secondo salutò invece dopo soli due mesi, nell’estate del 2019. Per fortuna di Gasp, però, c’è anche chi lo difende, come il suo ex presidente ai tempi del Genoa (dal 2006 al 2010, prima di passare all’Inter nel 2011, dove non mancarono le incomprensioni con la piazza) Enrico Preziosi. «Ma scherziamo? Gasperini ha pregi e difetti come tutti ma ha fatto la fortuna del mio Genoa e dell’Atalanta: ma quale dittatore?» racconta Preziosi, prima di concludere: «La verità è che Gasp ha il suo calcio, chi si adegua bene, gli altri possono andare via». Parola di patron.
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