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Di Bello, "perché gli arbitri non chiedono aiuto al Var": lo scandalo segreto

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Perché gli arbitri italiani non si fanno aiutare dal Var? Molti tifosi, specialmente quelli che si ritengono danneggiati, gridano al complotto. L'ultimo caso quello di Marco Di Bello, che ha pagato carissimo l'errore in Juventus-Bologna. Siamo al 70', i rossoblu sono in vantaggio 1-0 quando Ndoye viene abbattuto in maniera plateale da Iling Junior in area, a pochi passi da Perin. Sarebbe stato gol certo, ma Di Bello non fischia e non ricorre nemmeno alla on-field review. Risultato: il gioco prosegue e 10 minuti dopo Vlahovic segna il definitivo 1-1. Il Bologna, per bocca dell'ad Fenucci, protesta pubblicamente parlando di 2 punti persi, negli spogliatoi Di Bello avrebbe giustificato il mancato intervento con soddisfazione: "Avevo ragione io, sono caduti insieme". Smentito però brutalmente dall'Aia: secondo l'Associazione italiana arbitri si è trattato di un "errore evidente" e ora sia Di Bello sia i responsabili del Var Fourneau e Nasca verranno molto probabilmente fermati per 2 turni, per evitare nuove immediate polemiche. 

 

 

 

Il caso, spiega il Corriere dello Sport, rischia però di ripetersi già dal prossimo turno perché il problema non è il singolo arbitro, ma il "sistema". Se il direttore di gara chiede l'intervento del Var in occasione di episodi plateali, infatti, paga subito uno 0,10 nella valutazione della partita, compromettendo di fatto la "pagella" personale e rendendo la scalata al ranking degli arbitri più complicata. "Ecco il bug nella procedura tra quanto accade in campo e quanto succede a Lissone (sede centrale unica del Var) - sottolinea il quotidiano sportivo diretto da Ivan Zazzaroni -. La conseguenza è che gli arbitri non amano fare ricorso al Video Assistant Referee. C'è un grosso problema nella procedura di valutazione che penalizza con un meno 0,10 un arbitro che ha commesso un errore evidente (come quello di Di Bello) e che va a correggerlo all’On Field Review". 

 

 

 

Il paradosso dunque è che molti arbitri preferiscono correre il rischio di un errore marchiano rispetto a farsi aiutare, con la certezza però di perdere qualche decimale di punto. Perché quest'ultima decisione sarebbe una implicita ammissione di colpa: "Potrebbe esserci stato un errore nello spostamento dell'arbitro sul terreno di gioco e quindi un posizionamento sbagliato, un calo della concentrazione oppure che nei giorni pre-partita non ci si era preparati adeguatamente all'imprevedibile (perché un arbitro di massimo livello studia tutto), e per questo gli osservatori danno un peso all'errore - sottolinea il Corsport -, ma una penalità di 0,10 nel voto all'interno di una scala di giudizi che va dall'8,70 (eccellente) all'8,20 (insufficiente) ha troppa incidenza a maggior ragione se dopo la revisione viene presa la decisione, tecnica e disciplinare, giusta ristabilendo la verità dei fatti avvenuti in campo".

 

 

 

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