Juventus, l'arma segreta per vincere lo scudetto: cambia tutto
Doveva essere l’estate del valzer delle punte ma la musica non è mai partita e le punte sono rimaste dov’erano. Se il buongiorno si vede dal mattino, andrà a finire che queste illustri permanenze saranno i migliori acquisti. Prendi Belotti, autore di zero gol nello scorso campionato e rimasto a Roma più per esigenza che per scelta: se Abraham non si fosse rotto il ginocchio, il Gallo magari non avrebbe rinnovato, visto che un nuovo attaccante era comunque in programma. Ma il mercato è una giungla e Belotti si è ritrovato a essere l’unico centravanti a disposizione di Mourinho. L’occasione si è fatta irripetibile per il Gallo, titolare sicuro e inamovibile per assenza di alternative.
Al ragazzo di certo non manca l’intelligenza e infatti ha capito di aver di fronte a sé un’occasione irripetibile per tornare ai livelli di un tempo e trasformarsi da riserva a titolare, da unica scelta a prima scelta, da ripiego a soluzione. Bastano pochi minuti per capire che questo Belotti è la riproduzione più fedele della versione originale vista anni fa Torino. Quella che corre ma vuole anche segnare con un tale agonismo da crearsi occasioni da solo. Il Gallo ne firma tre di cui uno annullato per un alluce in fuorigioco. Chissà che in questi ultimi undici giorni Tiago Pinto non possa ingaggiare una scommessa da far crescere all'ombra di Belotti invece che una certezza che rispedisca questultimo nell’oscurità.
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Doveva essere Duvan Zapata il nuovo centravanti della Roma ma Gasperini lo ha preso e schierato titolare nella sua Atalanta all’esordio per inviare un segnale alla proprietà: tenetelo, a maggior ragione ora che El Bilal Touré si è infortunato e rimarrà ai box per diversi mesi. Scamacca non basta, servono due punte vere per affrontare la stagione. Se anche le vie di Zapata porteranno a Roma, sapremo che Gasperini non ne sarà contentissimo: «Se è all’Atalanta, lo faccio giocare. Devo troppo a questi giocatori per andare contro le loro scelte. Devono essere felici: decideranno con la società». E vale anche per Muriel. Lo scorso campionato non è stato quello dei grandi centravanti. Solo Osimhen e Lautaro avevano superato quota venti gol e entrambi non a caso sono partiti con una doppietta, a conferma che il loro ruolo di leader nel Napoli e nell'Inter è ormai certificato. Gli altri? Giroud si era fermato a 13, Immobile a 12, Vlahovic a 10. Hojlund che è stato venduto per 85 milioni non aveva superato i nove sigilli. Nell’anno di magra, delle reti smarrite, poco è sembrato tanto. Quasi tutti i club hanno cercato di sostituire i centravanti ma non c’erano grandi alternative a buon mercato. Così i numeri nove sono rimasti ai loro posti, feriti nell’orgoglio e incazzati il giusto: Immobile precisa che Castellanos è ancora un vice e Vlahovic ricorda alla Juve e ad Allegri che Lukaku non è meglio di lui. A corredo, anche se non è un centravanti, Chiesa ricomincia con un gol e gambe e occhi e pensieri diversi. Morale: i nuovi acquisti fanno sognare ma certe permanenze valgono di più.
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