Jannik Sinner? "Su cosa sta lavorando": le indiscrezioni sul "piano di conquista"
Per Jannik Sinner il prossimo impegno è il Master 1000 di Toronto, dove l’altoatesino è chiamato a consolidare i progressi evidenziati dalla semifinale di Wimbledon, blindare la qualificazione alle Atp Finals di Torino (obiettivo stagionale primario), e cominciare con il piede giusto prima dell’altro Master 1000 a Cincinnati e dell’Open Usa, al via il 28 agosto. Rinfrancato da un ottimo Wimbledon, dove è uscito solo per mano di Novak Djokovic in tre set, confermando i grandi progressi che lo mettono dietro solo a Carlos Alcaraz, vincitore proprio in Inghilterra. Intanto Ivanisevic, l’uomo più vicino al serbo dei 23 titoli Slam, lo vede “insieme a Djokovic come l’unico con i mezzi per battere proprio Alcaraz sul cemento a New York”.
Vagnozzi: “Con Sinner cambiato il servizio prima di Parigi. Ma ora...”
A pochi giorni dal 22esimo compleanno (il 16 agosto), Sinner sta crescendo e cambiando nel suo modo di giocare, sottolinea Il Corriere della Sera. Riprendendo le parole dell’allenatore di Jannik, Simone Vagnozzi, che ha spiegato che “Jannik non è lontanamente un progetto finito, lavoriamo tanto, e in profondità, su tutto: è presto per poterci permettere di curare solo i dettagli. Fisicamente, grazie alle ore in palestra, è migliorato: in un tennis sempre più veloce, farsi trovare pronti è fondamentale. Prima di Parigi abbiamo cambiato il servizio. Esperienza, visione tattica del match, gestione della pressione: tutto deve essere incrementato. Non c’è area del gioco di Jannik che sia già al top. E questa è un’eccellente notizia”.
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Sinner, va alzata la percentuale di prime
Sinner ha alternato il foot back (i piedi rimangono fermi) al foot up (il piede posteriore si avvicina a quello anteriore) per poi assestarsi sulla seconda tecnica dal Roland Garros in poi. Una scelta che ha pagato: “Il foot up è il movimento più produttivo per Jannik, Wimbledon l’ha dimostrato: a Londra è stato tra i giocatori con le percentuali migliori di ace, punti sulla prima, velocità di palla. Così è più a suo agio e il movimento risulta più fluido; l’altro servizio richiede più forza: se il match si allungava o Jannik cominciava a essere stanco, rischiava di perdere ritmo. Certo va alzata la percentuale di prime”. Ed è questa la missione a Toronto, per sbarcare all’Open Usa pronto del tutto. Il back di rovescio, invece, “non è un colpo naturale per lui, incorporarlo nel suo tennis fa parte di un processo, ci vorrà tempo — ha chiuso Vagnozzi —. Sinner è talmente abituato ad arrivare in scivolata a due mani, in recupero, che ormai è un automatismo. Prima giocava tre back, ora magari arriva alla decina. In allenamento lo proviamo ma fuori partita è tutto più facile”.
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