Calciomercato falsato, ecco come l'Arabia Saudita ci sta truffando
Delle due l’una: o la Fifa e l’Uefa dormono, o gli fa comodo. In Arabia Saudita il calciomercato chiude il 20 settembre, tre settimane dopo i principali campionati europei. Significa che fino alla quarta-quinta giornata gli arabi potranno continuare a comprare a suon di petrodollari i migliori calciatori del continente, ma anche quelli di seconda fascia, che nel campionato arabo sarebbero di prima. I padroni del calcio europeo hanno lasciato le chiavi della gioielleria sulla porta, per dimenticanza o volontà. Nessuno o quasi è in grado di rifiutare ingaggi da 30, 50, 200 milioni all’anno.
Il Pubblic Investment Fund (Pif), il fondo pubblico saudita che compra i calciatori per le varie squadre della nazione, ha già fatto incetta di campioni, Benzema, Koulibaly, Kanté, Brozovic, Milinkovic-Savic, Mané, Ronaldo se l’erano già preso- ci fermiamo qui- ed è come se fosse lo Stato italiano a metterci le palanche per portare Mbappé all’Inter, Messi alla Juve e Lewandoski al Milan. Concorrenza sleale? Ognuno coi propri soldi fa ciò che vuole, anni fa ci aveva provato anche la Cina a saccheggiare il calcio, ma il Partito Comunista era incappato nel malumore delle fasce più povere della popolazione, problema che l’Arabia non ha. Servirebbe una sorta di protezionismo da parte di Fifa e Uefa. E invece...
L’altro giorno, quasi inascoltato, se n’è uscito così l’allenatore del Liverpool, Jurgen Klopp: «L’influenza dell’Arabia Saudita è enorme. L’aspetto peggiore è che la loro finestra di mercato si chiude 3 settimane dopo rispetto a noi. Fifa e Uefa devono trovare una soluzione». Klopp allena nell’Nba del calcio, la Premier League che per possibilità economiche e qualità sovrasta l’Europa. Poteva anche non esporsi, e invece lui ha a cuore la gioielleria, sua e dei vicini. Perché la Uefa che ha contrastato con ogni mezzo la nascita della Superlega («così di distruggono i tornei nazionali») non muove un dito di fronte agli arabi? I sauditi pare che abbiano ritirato la candidatura al Mondiale 2030: poteva (o potrebbe) essere il bisogno di lanciare il calcio in Arabia il motivo di tale inerzia. L’alternativa è che i signori del pallone dormano o facciano finta. E sarebbe da capire il perché.