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Inter, altro che portiere: Simone Inzaghi nei guai, cosa serve subito

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Claudio Savelli
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Prima la buona notizia: la nuova Inter funziona. Ora la brutta: la vecchia Inter funziona meno di quella nuova. Dovrebbe essere il contrario ma le vie del calcio sono infinite e può anche succedere che i nuovi acquisti sembrino nerazzurri da sempre mentre gli habitué si comportino come estranei. Contro l’Al Nassr di Cristiano Ronaldo e degli ex Brozovic e Telles, Simone Inzaghi schiera la prima Inter con vista campionato, una bozza di formazione titolare, e si porta in hotel - la tournée in Giappone continua in preparazione dell’amichevole contro il Psg in programma l’1 agosto - ottime sensazioni sui nuovi arrivi («Mi sono piaciuti tutti», dirà il mister). L’unico gol nerazzurro è del fiore all’occhiello del mercato Frattesi, richiamato a gran voce da Inzaghi («Davide vai! Davide esci forte! ») per curarne il rapido inserimento in squadra e i veloci inserimenti in area, qualità che l’Inter ha deciso di inserire con il suo acquisto.

È un’ottima notizia, quindi, che l’1-1 - poco prima aveva segnato Ghareeb su assist di Talisca - arrivi da una corsa frattesiana a centro area, mentre Dumfries costruisce il cross sulla destra: colpo di testa in terzo tempo preciso all’angolino, seppur da notevole distanza, e primo gol nerazzurro per l’azzurro.

BARELLA FATICA
Per un nuovo che brilla c’è un vecchio che fatica. Nel caso, il riferimento è a Barella che, pur giocando benino (non si pretende di più da una sgambata di fine luglio), viene dirottato sul centro sinistra, zona per lui ancora ignota. Lì sembra depotenziarsi ed è un aspetto su cui dovrà lavorare per garantire una buona convivenza con l’alter ego Frattesi e non trasformare il nuovo titolare in un doppione. A proposito di nuovi, o presunti tali, sul centrosinistra si fa notare con due buoni tiri e una manciata di discrete combinazioni Sensi, uno che, per ingaggio contenuto (2 milioni) e contratto in scadenza (2024), converrebbe tenere piuttosto che svendere. Dovesse evitare infortuni e riprendere fiducia, sulla scia di quanto successo lo scorso anno a Monza, potrebbe essere un jolly sia come sesto sia come settimo centrocampista in caso di arrivo di Samardzic (altro uomo di qualità e di conclusioni dalla distanza, non a caso: l’Inter quello cerca per completare la mediana).

 

 

L’eccezione che conferma la regola dei nuovi è forse Bisseck, ottimo in proiezione offensiva quanto da addestrare nei meccanismi di difesa, soprattutto nell’assorbire i tagli in profondità come quello di Ghareeb. D’altronde è un particolare tattico spesso ignorato oltre i confini italiani. Ma il tedescone ha tutto il tempo per imparare e intanto sembra a suo agio sul lato destro del campo, suggerendo all’Inter che converrebbe virare sul mercato verso un difensore mancino (quindi Palomino piuttosto che Toloi?). Funzionano anche gli altri nuovi acquisti, Cuadrado e Thuram, entrati nella ripresa. L’ex juventino, ormai 35enne, è pronto all’uso e offre la rifinitura e i cross dalla trequarti che Dumfries non ha nelle corde, mentre il francese è sicuramente da completare ma dà l’impressione di avere margini di crescita importanti. Deve guadagnare confidenza con l’area di rigore, starci di più e lavorare sotto porta per aumentare il numero di gol, quelli che sembrano mancare dall’attuale reparto offensivo. Su 21 tiri, infatti, è arrivata una sola rete, per di più di un centrocampista. Lautaro si divora un gol fatto ma almeno è lì, presente, coinvolto e capace di costruirsi una grande occasione. $ sul “vecchio” Correa che i margini sembrano ormai erosi. Anche nelle amichevoli estive di fronte a neutrali tifosi giapponesi, il Tucu pare divorato dall’obbligo di dover dimostrare. Così, mentre l’Inter raggiungeva l’accordo con il Bayern per Sommer (comunque buona parata del figliol prodigo Stankovic, che si candida come vice), la priorità diventava l’attaccante (Balogun sempre il preferito). Anzi, gli attaccanti: visto Correa, ne servirebbero due. 

 

 

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