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San Siro si candida per la finale di Champions: un colpo a costo zero?

Enrico Paoli
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Il futuro prossimo venturo dello stadio di San Siro inizia a prendere forma. Mentre si allontana sempre più il suo abbattimento, per far posto ad un gemello nell’area del parcheggio, ristrutturazione e rilancio si avvicinano a grandi passi. Anche perché, a fine mese, potrebbe arrivare il vincolo della sovrintendenza sul secondo anello a scrivere la parola fine sul suo pensionamento. Ma c’è pure di più. Il Meazza è stato candidato, e quasi sicuramente sarà la sede scelta, per ospitare la finale di Champions, nel 2026 o nel 2027. Lo ha annunciato il sindaco Giuseppe Sala a margine della presentazione degli Europei di salto ed equitazione a Milano. “Sì, devo dire che reduce dalla sfortunata finale di Istanbul per i miei colori, ma entusiasmante perché ho rivisto un'altra volta cosa vuol dire per una città ospitare la finale di Champions League, quando il presidente Gravina mi ha chiamato per chiedermi se eravamo interessati a ospitare a San Siro la finale di Champions League, ovviamente ho fatto i salti di gioia”.  E chissà se li faranno anche i milanesi, che vedranno a San Siro la serata inaugurale delle Olimpiadi, per la quale verranno fatti i lavori di adeguamento, mentre la Champions sarà a costo zero. Quanto al Milan e all’Inter la loro strada sembra aver imboccato un percorso ben preciso.

Di seguito, vi proponiamo l'articolo di Enrico Paoli su Libero di venerdì 15 luglio

Anche il calendario ha un ruolo nella partita sul nuovo stadio del Milan, destinato ad essere realizzato a SanDonatovistochei rossoneri hanno già iniziato a trattare con il comune dell’hinterland milanese. E il lunario, la gara, se la gioca sul filo del rasoio, perché un mese in più o un mese in meno vuol dire un pacco di soldi. La convenzione con la quale il Comune di Milano concede alle due società calcistiche (destinate a separarsi definitivamente sul tema del nuovo impianto, andando ognuno per conto proprio) l’utilizzo di San Siro scade nel 2030. Sembra un futuro lontano, in realtà è già domani. Tanto che l’attuale patron del club del diavolo punta ad inaugurare la struttura di San Donato, all’interno dell’area San Francesco, già nel 2029, quando festeggerà i suoi primi 130 anni di vita. In quel modo Gerry Cardinale, attuale patron del Milan specializzato nella realizzazione d’impianti sportivi, non dovrà sedersi attorno ad un tavolo in una delle sale di Palazzo Marino per rinnovare la concessione, ma potrà occuparsi full time della sua creatura.

A quel punto il problema sarà tutto dell’amministrazione comunale, che dovrà capire cosa fare del Meazza e dove trovare le risorse, ingenti, per mantenerlo. Ad oggi Inter e Milan versano nelle casse di Palazzo Marino circa 10 milioni di euro all’anno: il 53% in contanti, il restante in opere infrastrutturali. In questo modo il Comune non ha un «costo» San Siro, ma una rendita. Alla quale bisogna aggiungere gl incassi derivanti dal «noleggio» di San Siro per i concerti. Nel 2030, se i club calcistici prenderanno altre strade (San Donato il Milan, l’Inter chissà), all’amministrazione comunale non resta che tentare d’intavolare una seria trattativa con gli organizzatori dei grandi eventi, ai quali San Siro non dispiace affatto. Dalla Scala del calcio al tempio del rock potrebbe essere una soluzione. Non risolutiva, certo, ma in grado di aiutare tutti ad uscire dall’angolo. I concerti di questi giorni hanno dimostrato quanto le star amino esibirsi al Meazza.

RIALZO AFFITTI 
E nel caso in cui i decibel dovessero prendere il posto delle pedate, il Comune potrebbe rivedere al rialzo le tariffe per l’affitto del caro vecchio San Siro. La tariffa attuale è pari al 10% degli incassi, più una quota fissa di 5mila euro per le partite. Per affittare, a Roma, piazza del Colosseo, o piazza del Popolo oppure ancora via dei Fori Imperiali o il Circo Massimo, tanto per avere un termine di paragone, occorrono 15mila euro al giorno, a cui vanni aggiunti, 7.500 euro per ogni giorno necessario alle eventuali operazioni di montaggio e smontaggio di palchi e strutture. Modesto dettaglio: acquistare San Siro, come cifra di partenza, costa tra i 650 e i 700 milioni di euro, ma l’investimento totale complessivo è stimato su circa 1,2 miliardi di euro, comprendendo il rifacimento della zona circostante. Per il nuovo stadio del Milan, a San Donato, si parla di un progetto da 700 milioni di euro, per la sola realizzazione del nuovo impianto, visto che tutto ruota attorno al modello americano. Quindi l’idea di Cardinale è quella di realizzare, attorno al campo di calcio, una serie di attrattive per far vivere l’impianto, e l’area dello stadio, oltre le 25-30 partite stagionali, rendendolo anche un luogo per il turismo, in grado di rendere economicamente. San Donato, dunque, come casa del Milan, con tutti i suoi accessori intorno: 2028 la stima più ottimistica, 2029 quella realistica.

Ma prima di quella scadenza, e qui torna in ballo il calendario, c’è un’altra data significativa: 2026. Ai primi di febbraio di quell’anno, esattamente il 6 febbraio, allo stadio è in programma la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina. Per arrivare in forma a quell’appuntamento l’impianto di San Siro dovrà essere tirato a lucido, come richiesto dal Comitato olimpico internazione, in modo da ospitare le delegazioni di tutto il mondo. Il costo complessivo dell’adeguamento si aggira attorno ai 9 milioni di euro, 6 dei quali a carico del Comune (che dovrà occuparsi della parte infrastrutturale) e i restanti 3 saranno sborsati dalla Fondazione Milano Cortina (a cui compete il settore tecnologico, a partire dalla rete e dal sistema delle telecomunicazioni).

BEL LIFTING
Tanti o pochi, suddivisi o meno, il caro vecchio Meazza sarà oggetto di un bel lifting, obbligatorio, essendo stato indicato come luogo della serata inaugurale nel dossier olimpico. Ma nel caso in cui Intere Milan dovessero mollare la Scala del calcio per i «teatri» di proprietà (e la fuga dei rossoneri è sempre più una certezza), tutto quello sforzo se lo godrà chissà chi. Senza dimenticare un altro aspetto. Entro la fine di luglio la sovrintendenza del capoluogo lombardo si esprimerà in merito al vincolo riguardante il secondo anello dello stadio Meazza. Vincolo che, salvo sorprese, dovrebbe essere posto sull’impianto. E a quel punto i giorni per la fuga da San Siro, sul calendario, inizieranno a correre in fretta, rischiando di lasciare il Comune con il cerino in mano. E il Meazza senza più calcio, ma solo pedate. Alla storia e ai tanti progetti presentati. Belli, ma inutili... 

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