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Jannik Sinner? "Da dove è stato cacciato da suo padre": l'aneddoto che spiega tutto

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“Ricordo che una volta Jannik tornò piangendo dal campo di pallone, avrà avuto 10 anni. Giocava come centrocampista nel Sesto e Hanspeter (il papà di Sinner, ndr) era allenatore della squadra. ‘Mamma sai cos’ha fatto papà? Mi ha mandato via, ha mandato via me!’. L’aveva cacciato perché aveva preso la palla a metà campo ed era andato a segnare da solo senza mai passarla ai compagni. La lezione gli è servita”. È il racconto che mamma Siglinde fa di suo figlio Jannik in un racconto del Corriere della Sera. Dipingendo il suo ragazzo che fra poche ore, alle 14.30, sfiderà nelle semifinali di Wimbledon Novak Djokovic: “È sempre stato calmo, forse perché lo siamo tutti in famiglia ma lo è anche questo ambiente (Sesto Pusteria, in Alto Adige)”, spiegava il padre su al rifugio mentre cucinava il risotto al pino mugo. 

I luoghi nei quali è cresciuto Jannik Sinner
Quando Jannik scende in campo, mamma Siglinde esce di casa e passeggia nervosa: “Non ce la faccio a vederlo, mi viene una cosa qui, per me è troppo… troppo”. Fa sempre così e l’ha fatto anche l’altro giorno che c’era in ballo la semifinale di Wimbledon contro il russo Safiullin. Nonostante il figlio sia diventato un campione della racchetta, papà Hanspeter, mamma Siglinde e il fratello adottivo Mark sono rimasti sempre in zona, anche quando il piccolo di casa è diventato grande. “Io faccio il mio lavoro e Jannik fa il suo, è giusto così”, racconta Siglinde, 58 anni, un passato da cameriera al rifugio Fondovalle, lo stesso nel quale Hanspeter lavorava come cuoco, e un presente da proprietaria di appartamentini vacanze creati nella storica casa di famiglia. 

 

Mamma Sinner: “Se gioca bene, può battere Djokovic”
Il padre di Jannik, che l’anno scorso ha smesso di lavorare per seguire un po’ il figlio in giro per il mondo, durante Wimbledon è rimasto a Sesto. “Va e viene, senza impegni. Ogni tanto torna anche al rifugio… — dice — Ha cercato all’ultimo un volo per Londra…”. Hanspeter il modesto non avrà mai il presenzialismo di un Apostolos Tsitsipas, padre di Stefanos. Ad aspettare Jannik c’è l’atteso match del figliolo sul centrale contro sua maestà Novak Djokovic: “Se gioca bene può farcela — spera la madre —, ma se va male dev’essere comunque soddisfatto”. Se perde, Jannik non sarà soddisfatto. Perché il ragazzo d’oro di Sesto non si accontenta mai. “Jannik punta in alto, è molto determinato, lo era fin da bambino, quando sciava e giocava a calcio — conclude — A volte esagerava e suo padre gli ha insegnato il rispetto degli altri. Come quella volta che lo mandò via durante la partita, per non aver passato il pallone…

 

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