Leonardo Bonucci, il "pizzino" che lo ha stroncato: addio-Juve, cosa c'è dietro
Finalmente una buona notizia per i tifosi bianconeri: la nuova Juventus non ha sentimenti. Come tutte le grandi società, sembra essere di nuovo cinica, oggettiva, spietata, netta. Tutto ciò che non è stata negli ultimi anni. Quando ha smesso di vincere, anziché disfarsi del passato ormai passato e avviare un nuovo ciclo, ha richiamato Allegri in panchina e mantenuto in rosa alcune vecchie glorie, nell’idea che potessero educare i nuovi al successo.
Una su tutte, Leonardo Bonucci, il capitano dopo che i capitani Buffone Chiellini avevano abbandonato la nave, apparentemente l’unico in grado prolungare la dinastia vincente. Dopo un biennio a digiuno, la Juventus si è accorta che Bonucci non è più all’altezza di questo compito da visir e dei soldi che di conseguenza guadagna. Come mai soltanto adesso? Allegri in realtà l’aveva segnalato già da mesi in via ufficiosa, relegando in panchina il totem nonostante l’assetto difensivo fosse di nuovo quello a tre, il preferito di Bonucci e l’unico in grado di allungargli la carriera. Ma soltanto ora è sbarcato un dirigente esterno ed estraneo ai fatti precedenti, tra cui il ciclo di vittorie di cui sopra: Giuntoli non solo può essere cinico e spietato, deve esserlo. Con lo scudetto appena conquistato a Napoli, ha acquisito la credibilità necessaria per sistemare la Juventus, la quale si è resa conto di aver bisogno di un direttore sportivo navigato per darsi una regolata. Una regolata che parte dal taglio degli stipendi fuori portata, tra cui quello di Bonucci.
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IL FOGLIETTO DI GIUNTOLI
Il capitano è finito in cima alla lista dei partenti assieme ai vari Zakaria, Arthur e McKennie, giocatori che non hanno contribuito granché alla storia della Juventus. È lì con loro, nella stessa colonna del foglio compilato da Giuntoli, senza diritto a trattamenti di favore in quanto capitano. Sarebbe più comodo tenersi Bonucci come riserva pronta all’uso ancora per un anno e lasciar scadere il suo contratto in modo naturale, invece è partita la difficilissima caccia all’acquirente. Il centrale infatti guadagna 6,5 milioni netti a stagione, 12 milioni lordi, e nessuno li offrirà mai ad un 36enne.
Ecco perché la Juventus è disposta a regalarlo e a pure a contribuire in minima parte allo stipendio o a garantirgli una buonuscita: liberarsi di lui significa alleggerire il monte ingaggi di qualche punto percentuale, cosa fondamentale per ogni club di serie A al momento. L’unico modo è bussare alla porta di chi sembra interessato ai grandi nomi o all’esperienza italiana, piuttosto che aspettare che bussino. È quel che ha cominciato a fare Manna, su mandato di Giuntoli: una telefonata ai club arabi o al Newcastle. Entrambi non hanno chiuso la porta, anzi hanno aperto uno spiraglio.
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Al-Nassr e Al-Hilal hanno chiesto tempo, essendo impegnate su altri nomi, molti dei quali peraltro del campionato italiano come Milinkovic-Savic o Cabral. Il problema semmai è che Bonucci preferirebbe vivere il suo ultimo anno di carriera in Europa per restare in orbita Nazionale, con la quale vorrebbe chiudere la carriera. Desidera difendere l’Europeo conquistato con l’Italia e aggiungere quelle cinque presenze che lo separano da Paolo Maldini, terzo nella classifica delle presenze in maglia azzurra. Meglio il Newcastle che, dopo l’interesse per Barella e l’ingaggio di Tonali, si è resa conto di dover inserire qualche super esperto in una rosa giovane e acerba in Champions, competizione a cui prenderà parte nella prossima stagione. Bonucci gradirebbe un anno finale in Premier, dove sarebbe dovuto andare anni fa, quando la corte del Chelsea di Conte o del City di Guardiola era insistente, ma vorrebbe avere continuità d’impiego. Come gli è già capitato in carriera, vuole troppo. Viste le prestazioni dell’ultimo anno e l’ultima drammatica in Nazionale contro la Spagna, meglio accontentarsi per godere ancora un po’.