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Inter, addio-Brozovic? Ecco cosa insegnano Real Madrid e City

Claudio Savelli
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Il segreto del mercato? Saper cedere. E per cedere si intende anche in senso letterale, cioè dire addio a giocatori che non vorresti salutare mai perché di solito sono quelli che ti fanno incassare montagne di soldi. È il caso di Onana. Per Inzaghi è il primo degli incedibili ma 50 milioni (lo United si potrebbe palesare domani) per uno preso a zero sono una manna. Skriniar insegna che certe cifre non si rifiutano nemmeno per i beniamini. È il ragionamento che induce i dirigenti a privarsi di Brozovic: se non lo molli ora, quando? Guardandosi intorno ci si accorge che i club al top in Europa sono i migliori nelle vendite. Cedono al momento giusto e spesso i migliori della rosa. Ne è maestro il Manchester City che ha sconfitto proprio l'Inter in finale di Champions. Chi ha alzato la coppa? Gundogan. E chi è il primo addio estivo dei Citizens? Gundogan. Certo, era a scadenza e quindi il discorso economico non conta, ma fino ad un certo punto: il tedesco va per i 33 anni e un ingaggio oltre i 10 milioni, così il City lo ha lasciato andare e ha inserito Kovacic nel ruolo, di quasi quattro anni più giovane. Cambiando un pezzo pregiato alla volta si tiene in vita un ciclo vincente.

 


LA LEZIONE DI GUARDIOLA
Il City lo fa da anni. Sterling, Zinchenko e Gabriel Jesus sembravano all'apice la scorsa estate, quando sono stati ceduti: hanno finanziato Haaland. Prima è stata la volta di Ferran Torres (55 milioni dal Barcellona), prima ancora di Sané (50 dal Bayern): i più forti, almeno in apparenza, sono sempre stati venduti. Cancelo ricorda qual è l'errore nelle cessioni: il prestito che può tornare indietro. Ha questo problema la Juventus con McKennie, Zakaria e Arthur, tre che stanno per rientrare alla base dopo un anno in Premier: non sono stati considerati, quindi ora è difficile piazzarli a titolo definitivo, figuriamoci guadagnarci qualcosa. Il Bayern lo scorso anno aveva liberato Lewandowski anche a costo di rimanere senza centravanti: almeno ha portato 45 milioni in cassa.

 


Anche il Real Madrid ne ha fatto una fonte di sostentamento per gli acquisti faraonici. Quando ci si domanda come possano spendere più di 100 milioni per Bellingham, bisogna guardare le cessioni: 70 milioni per Casemiro, che era considerato l'architrave della squadra, dopo i 45 per Varane, a sua volta apparentemente insostituibile. Vendere i migliori è più difficile emotivamente ma più facile nel concreto perché hanno più mercato, come è ovvio che sia. Se non li cedi in quel momento, è un attimo ritrovarseli come pesi morti. Diventano asset senza alcun valore in poco tempo. Vedi il Milan che nel giro di un solo anno ha Origi e De Ketelaere, l'uno dallo stipendio elevato e l'altro pagato 35 milioni, e poche possibilità di rientrare dagli investimenti. Anche il Napoli insegna. Sembrava folle vendere Koulibaly, invece è arrivato Kim con un terzo dei soldi guadagnati e, a sua volta, se ne andrà per il doppio (60 milioni). E lo scudetto resta. Chi si accontenta, vende. E chi vende, gode. 

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