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Gianni Agnelli? Giussy Farina: "Quando mi diede 1 miliardo in nero"

Roberto Tortora
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Se nel calcio di oggi, multimilionario, ci sono calciatori giramondo che saltano di contratto in contratto, ad esempio Cristiano Ronaldo e Karim Benzema, volati in Arabia Saudita a caccia di petrodollari, nel calcio di una volta c’erano anche presidenti giramondo, anzi “girasquadra”, come Giussy Farina, che in carriera ha detenuto la proprietà di ben 12 club, tra cui il Vicenza di Paolo Rossi e, soprattutto, il Milan, in un’esperienza non felicissima che lo portò sull’orlo del fallimento e che anticipò l’era dorata di Silvio Berlusconi presidente.

Oltre al Diavolo e al Lanerossi, Farina fu proprietario di: Padova, Audace, Valdagno, Legnago, Schio, Rovigo, Belluno, Rovereto e Modena. E sfiorò anche l’acquisto di Venezia e Verona. Intervistato dal Corriere della Sera, alla soglia dei 90 anni, ne ha raccontate di belle, una su tutte: quella volta che Gianni Agnelli gli diede 1 miliardo in nero per prendere dal suo Vicenza proprio Paolo Rossi e portarlo alla Juve: “Agnelli mi convocò a Torino e mi disse che voleva Paolo Rossi. Glielo ridò fra un anno, replicai. ‘No, adesso’, disse l’Avvocato. Andammo alle buste. Io lo valutai 2,4 miliardi di lire, l’Avvocato 900 milioni. Quello stesso anno il Vicenza fu retrocesso in serie B. Capito come funziona il calcio? Agnelli mi diede anche 1 miliardo in nero. Non rammento come lo spesi, giuro”. 

 

In coda alla risposta tutto il suo animo di spericolato viveur che in gioventù lo ha portato a commettere molte sciocchezze, tra cui svariate storie d’amore e… la presidenza del Milan, acquistato nel 1982 da Felice Colombo e portato sull’orlo del fallimento, salvato soltanto da Berlusconi, l’uomo che poi fece del Diavolo una squadra planetaria: “Non ero un cornificatore seriale. Se capitava... Fino ai 40 anni non ho corteggiato nessuna, semmai venivo corteggiato. Tutti a consigliarmi: Compra il Milan, vedrai quante donne cadranno ai tuoi piedi. Manco una. Nel 1982 ero a tavola con amici al Principe di Savoia. Entrò Felice Colombo, presidente rossonero: Basta, sono stufo della squadra. Se trovo qualcuno che mi dà 3 miliardi, gliela tiro dietro. Avevo accanto Carlo Bonfante, mio contabile di fiducia, più fedele di una moglie. Gli dissi: ‘ragioniere, scriva: ‘Come da proposta in presenza di testimoni, accetto l’acquisto del Milan per 3 miliardi di lire’. E feci spedire una raccomandata”. 

Viene da chiedersi, allora, quale fu il calciatore simbolo della sua presidenza milanista e Giussy Farina non ha dubbi: “Franco Baresi. Dava tutto sé stesso. Parlare con lui era parlare con un uomo”. Non Gianni Rivera, quindi, anche lui a 80 anni in procinto, sembra, di tornare nel calcio, addirittura come allenatore. L’ex-presidente del Milan ricorda un aneddoto divertente sull’abatino: “Mentre a Milano attraversavamo la strada con Nereo Rocco, stava per finire sotto il tram. Ti xe propio un mona!, lo sgridò El Parón’.

 

Dai 3 miliardi spesi per il Milan ai 20 incassati dal Cavaliere, una bella plusvalenza: “Berlusconi me ne offriva 15. Mi chiamò Giampiero Armani, azionista della squadra rossonera: ‘La compro io per 20’. L’indomani il petroliere piacentino ricevette una telefonata da Bettino Craxi: ‘Quell’affare non è per te’. E così non si presentò dal notaio. Invece arrivò la Finanza. Tutti i beni che avevo dato in garanzia, inclusa la casa di Verona della mia prima moglie, mi vennero portati via”. Con Berlusconi, malgrado la vendita conclusa, i rapporti non sono mai più stati idilliaci, ma la morte ora appiana tutto e questo è il commento laconico di Farina: “Continuavo a chiedere: ma è morto? Ora che se n’è andato, quasi mi dispiace”.

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