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Juve, non solo Allegri: "Chi sta per andarsene", doppio terremoto

Claudio Savelli
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La stagione più problematica della storia recente della Juventus è terminata ma non lo sono i problemi. Il primo e più grande da risolvere è l’allenatore, che potrebbe anche trasformarsi in un’occasione imperdibile per chiudere i conti con il recente passato e inaugurare un futuro diverso. Max Allegri ha infatti ricevuto un’offertona dall’Al-Hilal, società con sede a Riyad e parte del nuovo eldorado del calcio, quella Saudi League che vuole comprare tutto e tutti. Sul piatto c’è un triennale da 60 milioni più 10 alla firma, giusto per sottolineare la serietà delle intenzioni. Allegri non ha detto sì ma nemmeno ha rifiutato, e questa è una notizia. Il motivo? Più che i soldi, l’atteggiamento sornione di una parte della dirigenza bianconera (che, va ricordato, non è più quella del primo sponsor Agnelli) di fronte ad un suo eventuale addio. C’è chi brinderebbe e Max non ha alcuna intenzione di mettere in fresca le bottiglie. Sa di avere il coltello dalla parte del manico perché il club non può permettersi di gettare al vento 30 milioni, ovvero quanto spetta a lui e al suo staff peri prossimi due anni di contratto.

 

 

 

RIUNIONE DECISIVA

L’unico modo per liberarsi di lui è che lui rinunci all’incarico, firmando per un’altra società. Allegri vuole chiarire direttamente con i piani alti e lo ha fatto capire senza troppi giri di parole, quindi è rientrato dalle ferie a Montecarlo in attesa che John Elkann, reduce a sua volta dalla 24 ore di Le Mans, smaltisca gli impegni con Exor. Non si è tenuta ieri masi terrà entro la fine della settimana la riunione decisiva. La dirigenza, consapevole di essere superflua nella questione tecnico, ha già cominciato a lavorare per ridurre il monte ingaggi, con un punto fermo: chiunque sia l’allenatore, dovrà accettare il ridimensionamento. Gli addii di Di Maria e Paredes, due tra i più pagati in rosa (6 e 7 milioni netti), sono un buon inizio. Pogba bisogna tenerselo e redimersi dal peccato capitale del quadriennale da 8 milioni netti, Szczesny e Bonucci, che incassano 6,5 milioni netti, entrano nell’anno di scadenza, quindi non resta che provare a vendere Vlahovic, il cui ingaggio lordo è il più pesante per il club (13 milioni, pari a 7 netti).

 

 

 

Prezzo minimo 55 milioni, altrimenti diventa minusvalenza. Il problema è che nelle condizioni attuali, Vlahovic non li vale: si è di nuovo fermato in ritiro con la nazionale non per un infortunio ma per «la costante sofferenza all’inguine» smascherata dal ct Stojkovic. Il Bayern ha avviato la trattativa per l’attaccante ma, giustamente, gioca al ribasso. Con ogni probabilità andrà in porto visti i buoni rapporti tra i club (vedi De Ligt), ma a estate inoltrata e attorno alla suddetta cifra, di certo non per gli 80 milioni spesi dalla Juve. Intanto si dialoga con la mamma di Rabiot, ma con un’offerta di rinnovo alla stessa cifra attuale (7 milioni) che ha poco senso d’esistere: il club mantiene un ingaggio pesante, l’allenatore - chiunque sia - allena un giocatore di nuovo a scadenza e Rabiot nel suo apice non disputa la Champions. Alle volte meglio dirsi addio che sopportarsi a vicenda. Dovrebbe valere anche per Allegri.

 

 

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