Simone Inzaghi, "la richiesta ai dirigenti dell'Inter": abbiamo un problema...
È andato in scena l’incontro Inzaghi-Resto del mondo (ovvero la proprietà dell’Inter). Per qualcuno si trattava solo di formalizzare il rinnovo del contratto del tecnico finalista di Champions League e portarlo da una scadenza (2024) all’altra (2025 o 2026). Ma c’è stato molto di più. Il tecnico piacentino, non più pivello alle prime armi, si è presentato al tavolo con la seria intenzione di ottenere garanzie a livello di mercato. Per intenderci: la sua priorità non era «datemi un nuovo contratto e un aumento di stipendio» ma «ditemi che possiamo ragionare su una squadra che possa avere qualche certezza in più rispetto a quella attuale».
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Ecco, diciamo che la differenza tra “domanda e offerta” - diciamo così - è ancora notevole. Da una parte l’allenatore ragiona su un sostituto di Skriniar (Koulibaly sarebbe perfetto), un centrocampista (uno tra Milinkovic-Savic e Frattesi), un esterno con caratteristiche specifiche e un rimpiazzo di Dzeko (se mai quest’ultimo dovesse accettare l’offerta turca), dall’altra il diktat è sempre lo stesso: mercato a costo zero. Che è già un passo avanti rispetto a “mercato in attivo di 60 milioni”, ma difficilmente ti permette di volare alto. La sensazione è che prima di parlare di ingressi si debba ragionare su qualche uscita illustre. Onana, per dire, assai ambito dal Chelsea ma anche fondamentale per l’idea di calcio inzaghiana. Cedere il portiere camerunese potrebbe portare sì tanto grano (pare che i Blues siano disposti a sborsare 50 milioni), ma costringerebbe la guida tecnica a ricominciare da capo col nuovo portiere.
IL PARADOSSO
Il paradosso è che il gran percorso portato avanti dai nerazzurri in Champions abbia offerto le armi alla proprietà per proseguire sulla linea del “mercatino”, una cosa del tipo: siete stati bravi così, facciamo allo stesso modo. L’opposto di quello che pensano dirigenti e allenatore, convinti del fatto che questa rosa abbia un’ossatura notevole, alcuni elementi imprescindibili e, soprattutto, la necessità di una rinfrescata in tutti i reparti. Ma “rinfrescare” significa mettere grano e, al momento, non è neppure così scontato che si trovi una manciata di milioni per riscattare Francesco Acerbi dalla Lazio, uno che quest’anno è semplicemente stato perfetto. Ecco, se da una parte Inzaghi è riconoscente alla proprietà per averlo protetto anche nei momenti più difficili della stagione, dall’altra non è disposto ad accettare un’altra estate di “sofferenza”, cosa che tra l’altro ha tolto una quantità notevole di energie nervose al gruppo (la partenza stentata in campionato ne è la riprova).
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L’ex “tecnico in bilico” non intende più vestire i panni del “parafulmine”, soprattutto perché gli ultimi due mesi di grande calcio lo hanno portato a scalare tante posizioni nella virtuale classifica degli allenatori più bravi e ambiti. Per intenderci, oggi non avrebbe grosse difficoltà a trovare panchine importanti. Dall’altra parte, invece, la proprietà intende proseguire lungo la sua strada, un po’ perché i conti nonostante i ricavi di quest’anno (fatturato di 430 milioni) sono ancora traballanti (il rosso è migliorato da -140 a -80 milioni, ma resta pur sempre rosso), un po’ perché la famiglia Zhang, a un anno dalla scadenza del prestito multimilionario formalizzato con Oaktree, non intende complicare ulteriormente il quadro.
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NUOVI INCONTRI
Morale: mister Inzaghi è diventato “grande” e pretende garanzie. Sa perfettamente che al primo inciampo la critica tornerebbe a puntare i fucili contro di lui ma, soprattutto, sa che per tornare a sognare una Champions da protagonista (e un campionato da “seconda stella”) si deve passare da una squadra più solida sotto tutti i punti di vista. Le parti si rincontreranno come è normale che sia: il rinnovo del contratto è importante, la possibilità di avere un’Inter all’altezza, di più.