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Inter, Roma e Fiorentina? "Ecco perché non vinciamo in Europa"

Federico Strumolo
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Fortuna che, almeno per il momento, le finali del calcio internazionale sono terminate. Dopotutto la sconfitta dell’Italia Under 20 nell’ultimo atto del Mondiale di categoria contro i pari età dell’Uruguay di domenica sera, con l’unico gol della partita segnato dai sudamericani all’86’, rappresenta il quarto ko collezionato dal calcio azzurro nelle ultime settimane. La prima a cadere è stata la Roma, il 31 maggio nella finale di Europa League contro il Siviglia, vincitore ai rigori dopo l’1-1 tra tempi regolamentari e supplementari, poi è toccato il 7 giugno alla Fiorentina, sconfitta 1-0 dal West Ham in Conference League, e il 10 giugno all’Inter, caduta 1-0 nella finalissima di Champions League contro il Manchester City, prima appunto degli azzurrini allenati da Carmine Nunziata in Argentina.

AMARO IN BOCCA
Quattro partite che lasciano l’amaro in bocca all’Italia, seppure le altrettante finali raggiunte in questa stagione tra club e Nazionale rappresentino un ottimo risultato per il calcio tricolore, in particolare dopo anni in cui sembravamo rimasti indietro rispetto alle altre grandi federazioni europee. Basti pensare che quest’anno il calcio francese non ha raggiunto nessuna finale (mancando anche le semifinali in ogni competizione), come quello tedesco, mentre gli spagnoli ne hanno raggiunta una (vincendo appunto l’Europa League con il Siviglia) e gli inglesi due (con i successi di West Ham e Manchester City tra Conference e Champions). Appare necessario, però, che l’Italia compia l’ultimo e definitivo salto di qualità: vincere. Anche perché il dato dal 2011 a oggi parla chiaro: su 16 finali complessive raggiunte tra club, Nazionale e Nazionali Under, i successi sono stati solo 2, a fronte di ben 14 sconfitte. 

 


A rendere meno amaro il passivo ci sono solamente l’indimenticabile vittoria all’Europeo del 2021 degli Azzurri del commissario tecnico Roberto Mancini, peraltro seguita dalla fallimentare mancata qualificazione per il Mondiale in Qatar di pochi mesi fa, e il trionfo della passata stagione in Conference League della Roma di José Mourinho. Poi, però, ben 14 sconfitte, di cui 6 per opera dei club (oltre alle tre già citate, ci sono le due finali di Champions perse dalla Juventus nel 2015 e nel 2017, e quella in Europa League persa dall’Inter nel 2020), una della Nazionale (nell’altro ultimo atto degli Europei raggiunto, con il ko contro la Spagna nel 2012) e altre 7 delle Nazionali giovanili (tra Under 21, Under 20, Under 19 e Under 17). Insomma, da questi numeri appare evidente come il calcio italiano abbia un serio problema con le finali.

ATTENDISMO
Quasi come se all’Italia venisse il braccino del tennista quando conta, se il nostro calcio, fatto di tattica studiata nei minimi dettagli e cuore oltre l’ostacolo, si scoprisse terribilmente fragile nelle partite decisive. Difficile capire il perché, se il motivo sia un eccesso di attendismo, in perfetto stile italiano, o un problema strutturale, considerando gli enormi passi avanti compiuti negli ultimi vent’anni dalle nazioni concorrenti. Quel che è certo è che questa antipatica tendenza andrà invertita al più presto. Magari già a partire da questa estate, in cui gli azzurrini saranno impegnati nell’Europeo U21, dal 21 giugno all’8 luglio tra Romania e Georgia, e nell’Europeo U19, in programma dal 18 giugno al 2 luglio a Malta.

 

 

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