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Milan, Berlusconi? "Il primo a capirlo": la mossa con cui ha conquistato il calcio

Fabrizio Biasin
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Avete mai sentito Silvio Berlusconi parlar male di una squadra avversaria? Forse in privato, mai in pubblico. Il qui presente non ricorda cattiverie, prese per il culo, attacchi alla giugulare, cretinerie assortite. Nei giorni del suo insediamento al Milan disse: «Vorrei che i miei tifosi non fischiassero mai i loro avversari, facciamo prevalere lo stile». Ecco, il Berlusca è sempre stato coerente, al punto che all’indomani della sconfitta dell’Inter in Champions League non avrebbe mai detto «Inter gne gne gne», al limite si sarebbe limitato a rimarcare la sua grandezza: «Sono il Presidente più vincente ecc ecc...». Lo era, al punto che - da vivo - si sarebbe volentieri intestato lo stadio Giuseppe Meazza, anche solo in “coabitazione”: Stadio Berlusconi-Meazza (l’ordine alfabetico lo ha premiato spesso e volentieri). Ora che non c’è più è scontato pensare che il prossimo impianto milanese, se mai si troveranno quattrini e reale volontà, porterà il suo nome, quello del «Presidente più vincente ecc ecc...».

Ma chissà quanto ci vorrà e comunque non è di questo che vogliamo discutere. Oggi è tempo di ricordare la sua vita nel pallone e di provare a farlo nella maniera meno noiosa possibile, ché delle 5 Champions, degli 8 scudetti, dei 3 Mondiali per club e di tutto il resto, già sapete. Meglio gettare sul piatto qualche immagine, quelle dell’uomo che per primo capì cosa poteva essere il calcio: non solo 11 pirla da stra-pagare per provare a far vincere la propria squadretta di balun, ma una vetrina unica per “vendere” se stesso all’Italia e al mondo intero. Il Milan, per intenderci, è stato il suo profilo Instagram quando Instagram neppure esisteva; le vittorie del Milan sono state il trionfo della sua immagine, al punto che per anni e anni abbiamo raccontato a tutti quanti che l’acquisto di campioni poteva incidere alla grandissima sulle preferenze nelle urne; il Milan in poche parole è stato la sua più grande e utile passione, o al limite la seconda.

Cose sparse - le prime che ci saltano in mente- che quest’uomo ha fatto e detto “nel” calcio, “al” calcio e “per” il calcio che sconfinano dall’universo del convenzionale e invadono galassie mai esplorate prima del suo sbarco.
1) Un giorno entra nello spogliatoio del Milan, Sacchi è lì da poco e le cose non funzionano. Berlusconi dice una cosa tipo questa: «Lo vedete questo signore? È l’allenatore del Milan: lui ci sarà anche l’anno prossimo, voi non lo so». Il resto è storia.
2) In un memorabile Trofeo Berlusconi del 2005 - esibizione estiva al quale il Cav teneva moltissimo - Kakà “va lungo” su Buffon che si infortuna alla spalla e deve fermarsi per ben due mesi. Silvio Magno non gode delle rogne altrui e, anzi, “risarcisce” gli avversari: la riserva di Dida, Christian Abbiati, finisce alla Juventus in prestito, con tante scuse per l’incidente da parte della famiglia rossonera.

L’ALBERO DI NATALE
3) Berlusconi, grande sostenitore di un calcio che ultimamente amano tutti (per intenderci quello assai poco speculativo dell’“attaccare!” sempre e comunque) pretende le due punte. Ma Ancelotti, uno dei suoi prediletti, a un bel punto vara l’Albero di Natale, schema che di punte ne prevede solo una. Al Presidente la cosa non piace, ma il mister gli fa credere che in realtà le due punte ci sono eccome, forse pure tre. E allora il primo fa finta di crederci, il secondo vince le partite e tutti vanno d’amore e d’accordo.
4) Durante un comizio nel Padovano (2013) dice in ficcante dialetto, riferendosi al suo allenatore Allegri: «No el capisse un casso». Si sbaglia, ché Max alla Juve avrebbe poi conquistato chilate di scudetti. Ecco, attualmente ci sono milioni di tifosi bianconeri malignamente disposti a sottoscrivere lo “slogan padovano”.
5) Nel febbraio dell’anno passato, Silvio, dice così: «Come si sa, a me è sempre piaciuta la mentalità offensiva e penso che il portiere sia il primo giocatore in campo che debba dare un segnale alla sua squadra cercando con un bel lancio lungo gli attaccanti, che a loro volta dovranno dettargli il movimento!». Nell’era della “costruzione dal basso”, molti, recepiscono questa dritta come una puttanata. Poche ore dopo si gioca Milan-Samp: Mike Maignan, avamposto rossonero, fa partire un lancio di 65 metri per Leao che si invola e segna. Assist firmato S. B.
6) Il 24 agosto del 2002, a Rimini, un gruppo di tifosi espone uno striscione: «Compraci Nesta!». Mancano pochi giorni alla chiusura del mercato e Berlusconi è definitivo: «Se po no...», non si può. E aggiunge: «Nel calcio siamo arrivati a dei livelli che hanno più nulla né di economico né di morale». Una settimana dopo Adriano Galliani annuncia l’acquisto di Alessandro Nesta dalla Lazio su una base economica di 31 milioni di euro. 7) Nel 2018 compra il Monza, squadra iscritta al torneo di LegaPro. «L’obiettivo è diventare una realtà in Serie A». La gente ride. E fa male. Potremmo scrivere un’enciclopedia di aneddoti, ma è sufficiente fermarsi all’ultimo, il numero 8) Nel 2016, intervistato a proposito della popolarità nel mondo del Milan, dice così: «Abbiamo 343 milioni di simpatizzanti nel mondo». E lo dice come se li avesse contati tutti, uno per uno. Forse lo ha fatto davvero. 

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