Milan, la profezia da incubo di Carlo Ancelotti: "Destinato a fallire"
"La storia di un club va rispettata, sempre". Intervistato dal Giornale, Carlo Ancelotti difende Paolo Maldini e, paragonando i suoi due grandi amori calcistici, il Real Madrid e il Milan, critica pubblicamente la decisione del patron americano dei rossoneri Gerry Cardinale di licenziare in tronco il suo ormai ex direttore sportivo, nonché leggenda del Diavolo da giocatore. "Io a Madrid ho imparato che la storia di un club va rispettata sempre, qui Di Stefano, Amancio, Gento, Puskas sono ancora valori esclusivi verso i quali si nutre riverenza - spiega Ancelotti, protagonista in campo nel grande Milan di Arrigo Sacchi e poi in panchina dal 2001 al 2009, sempre con Silvio Berlusconi presidente -. Per conservare la storia ai massimi livelli, va tutelata la memoria del passato, quello che è successo con Maldini dimostra una mancanza di cultura storica, di rispetto della tradizione milanista. Se è vero che con la storia non si vince è anche vero che la storia insegna a vincere".
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"I club di football - prosegue Ancelotti - che pensano di fare business al di sopra dello spirito sportivo sono destinati a fallire. Il mecenatismo non ha più il significato di prima ma l'affarismo è negativo". L'allenatore del Real, che un anno fa festeggiava la vittoria della Champions League, ribadisce poi le sue perplessità sull'uso della tecnologia: "Avrebbe dovuto agevolare il gioco e le sue regole, giusto per il fuorigioco e per la goal-technology, ma il Var ha tolto il potere esclusivo all'arbitro, prendendo decisioni non in linea con lo spirito e la realtà effettiva del gioco. Il Var è male utilizzato, anzi è troppo utilizzato. Come rimediare? Innanzitutto cambiando la formazione dell'International Board, con l'inserimento di ex calciatori e allenatori che conoscono bene e meglio il gioco". E poi si gioca troppo. "Non è possibile continuare così. O si mettono d'accordo tra loro o la salute dei calciatori non ha più alcuna importanza".
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Per quanto riguarda il suo futuro, "sono molto legato all'Europa, sono soprattutto legato a una manifestazione che è la Coppa dei Campioni, l'ho vinta da calciatore e vinta da allenatore, questo è il mio luogo, a questa tengo ancora, resto a Madrid con quest'impegno. Girare il mondo mi ha insegnato a vivere. L'Italia è il posto migliore ma Madrid è la città ideale. Il Brasile? Sto bene a Madrid, ho un rapporto splendido con Florentino Perez, la vita qui è magica".
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