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Serie A, i pagelloni: Napoli da 10. Milan e Juventus? Parimerito. E sul podio...

Claudio Savelli
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Qual è la differenza tra la griglia di partenza e il pagellone di fine campionato? Che la prima è un pronostico mentre il secondo è un giudizio. E qual è il punto in comune? L’errore. Allora terminiamo come avevamo iniziato: sbagliando.

NAPOLI 10: il miglior gioco più il miglior giocatore (Kvara) più il miglior allenatore. Perfino DeLa, fino a prima dello scudetto, è rimasto in religioso silenzio. Tutto così perfetto che Spalletti ha preferito rinunciare al bis. Peccato: alcuni piatti passati in microonde sono più buoni.

MONZA 8.5: sul podio delle migliori neopromosse della storia. Per di più dopo un inizio drammatico. Il Condor Galliani stavolta ha agito durante la stagione: che fiuto con Palladino, progetto di grande allenatore.

LAZIO 8: per arrivare seconda ha rinunciato all'Europa: è stata la mano di Sarri. Farà così anche con la Champions? La metamorfosi è completa: la squadra non gioca più per Immobile ma è Immobile a giocare per la squadra.

EMPOLI 8: il calcio di provincia fatto come si deve. Il mezzo è più importante del fine (la salvezza), e non cambia mai: ritmo e qualità nel 4-3-1-2, modulo che usa solo l'Empoli. È come un'antica osteria che fa la pasta a mano: non conviene ma qui i clienti tornano sempre.

BOLOGNA 7.5: Sinisa sarà fiero dei suoi ragazzi e pure del suo erede, Thiago Motta, che ha svolto con stile, eleganza e rispetto il più scomodo dei compiti. In questa squadra ci sono belle persone, prima che bei giocatori e bel gioco.

INTER 7.5: lo studente bravo che non si è applicato. Il campionato come un corso serale: un peso. Avrebbe dovuto viaggiare al fianco degli azzurri del Napoli, non solo degli azzurri di Pep. Ma alla fine ha sistemato le cose, in attesa della finale di Champions.

FIORENTINA 7: alla fine della fiera, ottava. La prima dopo le prime nell'annata in cui ha raggiunto due finali nelle altre competizioni, e una può ancora vincerla. Mica male, dopo un avvio di stagione con il motore ingolfato. Continuità, dote preziosa.

ATALANTA 7: l’Europa riconquistata scacciando il pericolo della noia della gestione Gasperini, che assume contorni fergusoniani, e rimediando al tramonto dei leader dello spogliatoio. La Dea riesce a sedersi al tavolo delle grandi senza vestirsi come loro.

SALERNITANA 7: dall’incubo del fallimento al sogno di una salvezza serena, con tanto di cambio allenatore in corsa.
Qui si fanno le cose di pancia, per ora è girata bene. Occhio, però, che non è sempre domenica.

LECCE 7: salvarsi con la rosa più giovane, senza calciatori di categoria e con un allenatore confermato anche nel momento più buio: ribaltati tutti i cliché di una neopromossa. E che meraviglia la commozione di Baroni: il senso dello sport.

SASSUOLO 7: si sottovaluta il lavoro di Dionisi, che prima ha ereditato il Dezerbismo e poi ha allenato una rosa svuotata dei migliori giocatori. Non si lamenta mai ed è sempre educato: avercene...

TORINO 6.5: allenatore e tifosi vogliono compiere il grande salto, la proprietà no. In queste condizioni di solito si implode, a Torino invece si lavora bene.
Stavolta Juric ha allenato giocatori di proprietà: ecco le fondamenta, ora bisogna capire che edificio costruirci sopra.

UDINESE 6.5: la sosta per ammirare il panorama è arrivata troppo presto. Ma una salvezza mai in discussione, dopo gli anni di paura, può essere un nuovo inizio. Bravo Sottil ad aver riavviato il circolo virtuoso. 

ROMA 6.5: l'all-in sull'Europa League è comprensibile, per non dire doveroso. Non si poteva fare di più. L'Europa League riagguantata nel finale dimostra quanto la squadra sia viva. La cosa giusta da fare ora è togliere alibi a Mourinho e costruirgli una rosa di livello.

JUVENTUS 6: i giocatori hanno terminato con dignità una stagione compromessa dalla vecchia dirigenza. Sarà Conference League nel caso in cui la Uefa conceda la grazia. Ma c'è poco da stare Allegri: i tifosi preferiscono un giro all'Ikea alle partite di questa squadra. 

MILAN 6: da campioni d'Italia a quarti, teoricamente quinti: quattro passi indietro. Certo, la semifinale di Champions ammorbidisce il voto, ma fingere che sia andato tutto bene sarebbe un errore. Investire non basta: serve farlo meglio. 

SAMPDORIA 6: sei per la dignità con cui Stankovic ha allenato e i giocatori hanno giocato a pallone per una società che non era nemmeno da considerarsi tale. A quest'ultima, o meglio a chi l'ha governata, il voto è zero. 

SPEZIA 5.5: lo spareggio è la seconda occasione che non meritava. Il cambio di allenatore non ha portato frutti ed è stata quasi sprecata un'annata con un paio di grandi successi. 

VERONA 5.5: l’errore è stato pensare che la salvezza sarebbe arrivata per inerzia grazie alle radici del gioco di Juric e Tudor. Se si risparmia sui calciatori, serve un allenatore di grido, altrimenti lo spareggio è il massimo a cui si può ambire. Sarà spareggio con lo Spezia. 

CREMONESE 5: la squadra di più non poteva fare, il divario tecnico con la categoria era enorme.

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