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Napoli nel caos, "un altro no": l'errore di De Laurentiis costa carissimo

Renato Bazzini
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Le ambizioni di Aurelio De Laurentiis sono tipiche di un imprenditore di successo. Ha appena vinto uno scudetto con una società riesumata dalle ceneri riscattando anni di vilipendio, è normale che voglia rivivere quanto prima quell’ebbrezza. Così, appena vinto il tricolore, ha dichiarato il nuovo obiettivo: «Alzare la Champions League». È tutto normale dal suo punto di vista, ma è anche tutto altamente tossico per chi osserva da fuori, specialmente gli allenatori candidati a sostituire Luciano Spalletti che quella nube l’ha annusata in anticipo, essendoci dentro.

Il primo a dire no all’incarico che solo sulla carta tutti vorrebbero è infatti colui che l’incarico l’ha avuto in prelazione. La clausola di rinnovo di un anno a favore del Napoli, esercitata attraverso la ormai famosa pec da De Laurentiis, assomigliava molto ad una nuova assunzione. E fa riflettere che Spalletti, pur di rifiutarla, abbia accettato di pagare una penale da 3 milioni (praticamente il suo ingaggio annuale) nel caso di rientro anticipato in panchina. Se l’artefice del tricolore crede che sia impossibile anche solo pareggiare se stesso, figurarsi gli altri dopo il discorso di De Laurentiis. Il secondo rifiuto è arrivato da Luis Enrique che, per carattere, spessore umano e tipologia di gioco, è l’allenatore che più si avvicina al titolato di Certaldo.

 

AUTOGOL
Non è vero che preferisce i soldi della Premier League o degli emiri, né che ritiene migliori i progetti del Tottenham o del Psg, club che hanno parecchi problemi a raggiungere gli obiettivi prefissati: è che la pensa come Spalletti. Se la richiesta è vincere la Champions, allenare il Napoli è un autogol, soprattutto per un tecnico che deve rientrare nel giro dei club dopo quattro anni da ct.

Benitez e Pecchia accetterebbero per rispolverare la carriera o innalzarla, ma sono l’eccezione alla regola, infatti non rientrano nella lista di candidati. Vale anche per Gasperini, per cui bisognerebbe smantellare l’impalcatura dello scudetto. Nella cerchia di nomi c’era Thiago Motta, ma anche lui ha declinato durante un incontro a Roma con De Laurentiis in persona. Un mister in rampa di lancio preferisce rimanere a Bologna piuttosto che allenare i campioni d’Italia? Ebbene sì, per non rischiare di bruciarsi. Anche Conceicao è stato contattato, ma si è deciso di non approfondire. In questo caso, il dubbio era reciproco e peraltro servivano 10 milioni per svincolarlo dal Porto.

È la stessa cifra che chiede il Bayern per liberare Nagelsmann, prigioniero del suo vecchio contratto fino al 2026. Il tedesco però ha chiesto tempo: il Napoli non è la sua prima scelta, il che è tutto dire per un allenatore che è stato esonerato. L’unico con cui De Laurentiis non ha ancora potuto parlare è diventato il prescelto: trattasi di Vincenzo Italiano, che ha chiesto ai suoi agenti di fare scudo finché non avrà disputato la finale di Conference (mercoledì) con la sua Fiorentina. Il contratto è simile a quello di Spalletti (biennale più uno a 3 milioni), ma il problema non è economico. È morale: Italiano sa di non essere la prima scelta bensì la quarta o quinta. In più, un’eventuale sconfitta in finale potrebbe convincerlo a ritentare la fortuna con la Fiorentina. Aquel punto De Laurentiis dovrà passare alla lista di riserva. Ma si domanderà come mai il suo Napoli è diventato il piano B dei grandi allenatori?

 

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