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Mourinho, "lo pretende dalla Roma": cosa sta per succedere sul mercato

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Claudio Savelli
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José Mourinho ha usato il post-gara più triste della sua carriera per dare una notizia felice: «Io resto, io resto qui per voi». Lo ha ripetuto due, cinque, dieci volte ai suoi giocatori chiamati in raccolta dopo i rigori che hanno assegnato l’Europa League al Siviglia, per chiarire il concetto ed evitare che venisse male interpretato. Ha anche ammesso di averlo anticipato nei giorni precedenti a «Gianluca e Lorenzo», ovvero Mancini e Pellegrini, «i due capitani», come aveva dichiarato in conferenza. Vuol dire che non finge, non bluffa, ma sta raccontando solo la verità. Quindi sarà vero anche che non ha accordi con altri club, al contrario del 2010 quando «era tutto fatto con il Real Madrid».

L’altra differenza è che allora vinse (il triplete) mentre stavolta non ha vinto nulla. Questo almeno per gli almanacchi. Perché Mourinho avrà anche finito la stagione con “zero tituli”, ma ha portato alla Roma trofei ben più preziosi. Ha preso una squadra senza mentalità e gliel’ha data. Ha conosciuto una tifoseria che tendeva ad autodistruggersi e l’ha portata a giocarsi le finali e a reagire bene alle non-vittorie. Ha riempito lo stadio per tutta la stagione. Ha creato una connessione tra tifosi e giocatori. Ha dato modo ai Friedkin di essere apprezzati, coniugando i risultati tangibili all’esigenza di tagliare i costi e sgonfiare i bilanci. Allora è vero che Mourinho «merita di più», come ha dichiarato dopo la finale. Stavolta non per quanto fatto in carriera ma per quel che ha fatto alla Roma.

AUTOREVOLEZZA
In cosa consiste questo di più? Il mister lo spiega senza giri di parole. Serve un amministratore delegato o un direttore tecnico capace di parlare ai tifosi e alla squadra con autorevolezza e costanza. Mou si dice «un po’ stanco di essere allenatore, uomo di comunicazione e quello che dice che siamo stati derubati», ma non chiede di più a Tiago Pinto, che è il direttore sportivo e peraltro è giovane per il ruolo, avendo 35 anni, semmai pretende che ci sia qualcuno al suo posto quando c’è da farsi sentire. Non è chiaro se Lina Souloukou, la General Manager annunciata lo scorso aprile, voglia prendersi questa responsabilità: Mou sembra volerla stanare.

Poi pretende anche una rosa migliore, dopo due stagioni in cui non ha posto alcuna condizione. Non se lo poteva permettere. Due anni fa era in crisi di consensi per gli esoneri al Manchester United e al Tottenham e la Roma gli ha offerto una sorta di ultima occasione con un contratto triennale che forse non si aspettava più nemmeno lui. In questo biennio, José si è riabilitato sul grande palcoscenico del calcio. Ha dimostrato che il suo gioco non è poi così retrogrado, viste le due finali europee consecutive raggiunte passando sopra squadre dallo stile contemporaneo come il Salisburgo, Real Sociedad e Leverkusen. José, che è più autocritico di quanto non sembri, è tornato in fiducia. Per questo, nonostante non abbia vinto titoli, pensa di aver riguadagnato il diritto di chiedere di più.

TRE TITOLARI
Di solito per ogni mercato vuole tre titolari. Pochi ma buonissimi. La Roma non poteva permetterselo quando è arrivato perché c’era da fare un ripulisti generale dalle macerie della gestione precedente, ma ora è nelle condizioni di prediligere la qualità alla quantità. Dai soliti tre, José alza la richiesta a cinque: un difensore, un centrocampista, un esterno, un trequartista, una punta. Tutti i ruoli in cui ha avuto problemi quando si è infortunato un titolare e ha dovuto giocare una riserva (non all’altezza). Non serviranno grandi discorsi alla società. È già tutto in quello sul prato di Budapest. Mourinho non ha ancora terminato una stagione che ha già proiettato squadra, società e tifosi sulla prossima. Ora non gli resta che vincere l’ultima partita (contro lo Spezia che deve salvarsi, domenica alle 21) per conquistare l’accesso in Europa League e aspettare che la proprietà lo accontenti. 

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