Juventus, perché il patteggiamento è l'investimento più azzeccato
Per definizione, il patteggiamento non prevede sconfitti. È un pareggio che soddisfa entrambe le parti. Un punto a testa senza farsi del male a vicenda e via, ognuna per la sua strada. Poi il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei punti di vista. In questo caso è di certo mezzo pieno per la Juventus e mezzo vuoto per la giustizia federale, checché ne dica il presidente Gravina. Vista la gravità dei fatti discussi oggi (la manovra stipendi) in relazione a quelli freschi di giudizio (le plusvalenze), l’accordo per 718mila euro di multa senza punti di penalità è un capolavoro del gruppo di avvocati bianconeri e della dirigenza trapiantata da John Elkann per risolvere i misfatti di Agnelli & Co.
Sono tutti felici. La federazione perché non ci saranno strascichi estivi e il prossimo campionato potrà partire senza macchie. La Lega perché può trattare in serenità sul nuovo bando per i diritti televisivi: se a inizio stagione 2023/24 la Juve sarà in linea con le altre grandi, figurarsi per la 2024/25, la prima con le nuove emittenti. Tutti felici ma la Vecchia Signora di più, perché sa fin da oggi di che morte morire. O meglio, sa che non morirà affatto. Guadagna due beni preziosissimi: la certezza di non avere una penalità nel prossimo anno e il tempo necessario per programmare il mercato e la prossima stagione. Anche un’eventuale imposizione della Uefa sarebbe limitata ad un solo annodi squalifica perché la cessazione delle ostilità in Italia non può essere ignorata.
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Cambierebbe di poco le carte in tavola e il futuro del club se è vero che rinunciare all’Europa League o alla Conference non è un dramma finanziario come saltare una Champions, cosa già certa dopo la sconfitta contro il Milan. E a pensar male forse ci si azzecca: è un caso che l’accordo per il patteggiamento sia stato trovato dopo il ko contro i rossoneri che ha decretato la matematica esclusione dalla massima competizione europea? Non crediamo. Dopo un’infinita serie di investimenti sbagliati, la Juventus ne ha finalmente azzeccato uno: dedicare tempo e risorse di valore per risolvere le pendenze. Se la vecchia dirigenza ammette i suoi peccati e trova in Agnelli il capro espiatorio, quella nuova ne esce con le tasche piene di credibilità e si candida per guidare il club anche in futuro. Le basterebbe gestire la società come ha gestito la nave in burrasca per tornare a fare l’unica cosa che conta da quelle parti.
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