Juventus, la scelta di Andrea Agnelli: "Processatemi"
La partita è finita, andate in pace. Ieri si è conclusa, almeno per ciò che riguarda la giustizia sportiva, l’epopea di una stanca e “Vecchia Signora” che di sedere sul banco degli imputati non ne può più. Da qui il repentino cambio di difesa imposto dall’attuale dirigenza ai suoi legali che si sono rassegnati al male minore, «cioè l’unico bene possibile in questa situazione».
Solo l’ex presidente Andrea Agnelli non è sceso a patti, si è rifiutato di firmare il documento negoziato dai legali con il procuratore Giuseppe Chiné e ha scelto di essere processato: sarà alla sbarra il 15 giugno. E non poteva andare diversamente, non fosse altro che per puntiglio; diversamente sarebbe stata la sconfessione del suo operato e un mea culpa che Agnelli non se la sente di fare. In ogni caso, comunque andrà a finire, i provvedimenti che saranno adottati contro di lui non inficeranno la posizione della Juventus in materia di giustizia sportiva.
Per il resto ieri la Corte d’Appello federale ha acquisito e ratificato l’accordo tra la Juventus e la Figc sulla manovra stipendi, che prevede nessuna ulteriore penalizzazione per la squadra e una maxi multa di 718mila euro; pertanto, dopo la rinuncia da parte della Juventus ad adire a ulteriori ricorsi (sia in sede sportiva che amministrativa), i dieci punti di penalizzazione per le plusvalenze sono da considerare passati in giudicato.
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BOOM DEL TITOLO IN BORSA
Un fine corsa che sembra aver fatto bene alla salute finanziaria dei bianconeri, come del resto previsto dal presidente-commercialista Gianluca Ferrero, tant’è che ieri in Borsa i titoli della società hanno archiviato la seduta in rialzo del 4,4% a 0,30 euro. Sempre ieri sono state rese note le motivazioni della Corte d’Appello federale che riguardano la riduzione dei punti di penalizzazione inflitti al club nella vicenda delle plusvalenze.
Secondo i giudici, i «consiglieri operativi», Pavel Nedved e soci, non sarebbero stati a conoscenza dei comportamenti dei dirigenti apicali della società, «pertanto non possono essere puniti». Questa posizione ha portato alla riduzione di 5 punti di penalizzazione, che sono passati da 15 a 10. «Le intercettazioni presenti nel fascicolo di causa - si legge nel documento redatto dai giudici di appello - non forniscono prove della responsabilità dei consiglieri non operativi in relazione ai fatti oggetto di indagine». La Procura federale sosteneva, invece, «che l’approvazione dei bilanci, relativi agli anni contestati, costituisce una violazione dell’obbligo di agire informato da parte dei consiglieri non operativi». Tuttavia, il Collegio di Garanzia dello Sport aveva già superato tale tesi, stabilendo che l’analisi della Corte deve limitarsi al «contributo causale dei consiglieri non operativi per giungere a una condanna».
Pertanto, la responsabilità diretta del club è stata stabilita, «ma la tipologia e l’entità della sanzione sono state rimodulate» con lo sconto dei 5 punti. La Corte d’Appello ha spiegato che la riduzione si basa aritmeticamente sulla squalifica dei quattro dirigenti apicali. Fabio Paratici, con 30 mesi di inibizione, contribuisce con 4 punti di penalizzazione, Andrea Agnelli, con 24 mesi di inibizione, contribuisce con 3 punti, Maurizio Arrivabene, con 24 mesi di inibizione, con 2 punti, mentre Federico Cherubini, con 16 mesi di inibizione, con 1 punto.
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QUESTIONE UEFA
Le motivazioni della Corte affermano che la penalizzazione di 10 punti «è adeguata in termini di equità, proporzionalità e ragionevolezza per soddisfare i criteri di punizione». Ovviamente, va ricordato, la penalizzazione viene applicata nella stagione sportiva che si è appena conclusa. Restano aperte ancora due vicende, la prima riguarda la Uefa, ma gli osservatori ritengono che l’intervento dell’organismo internazionale nei confronti della Juventus, «anche in virtù di un atteggiamento collaborativo da parte della nuova dirigenza» potrebbe essere blando e limitarsi ad una sanzione pecuniaria, benché molto salata.
L’ultimo capitolo, ancora tutto da scrivere, si riferisce alla giustizia ordinaria, ma le conseguenze sulla società sarebbero minime e riguarderebbero semmai la responsabilità penale dei singoli dirigenti della vecchia gestione. Un capitolo lontano dalla conclusione e che si svilupperà in tre gradi di giudizio. Se ne riparlerà, dunque, solo tra qualche anno a sentenza passata in giudicato. Nel frattempo, però, la “Vecchia Signora” avrà avuto modo di sottoporsi a chissà quali trattamenti estetici, così da tornare ad essere bella e seducente come una volta.