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Juve, esplode il caso-Gasperini: "Anche figlio di putt*** è un insulto"

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“Sei uno zingaro”. È il coro che i tifosi dell’Atalanta hanno urlato più volte all’attaccante della Juve, Dusan Vlahovic. Un episodio che segue quello accaduto due stagioni fa, quando l’attaccante serbo vestiva la maglia della Fiorentina. Il bomber si è però vendicato sul campo: con il gol che ha chiuso i giochi e regalato i tre punti ai bianconeri. La situazione è stata oggetto dei commenti anche dei due allenatori nel post-gara. Se Allegri ha criticato gli insulti senza se e senza ma, Gasperini ha voluto fare un distinguo: “Sì, cori vanno condannati assolutamente, però…”. Il tecnico ex Inter evidenzia ha subito evidenziato che nella Dea Wgiocano Pasalic, Djimsiti, Ilicic, Sutalo, tanti giocatori di quella etnia se volete. E quindi bisogna anche differenziare le cose”.

Gasperini: “Cori a Vlahovic? Razzismo non va confuso”
Entrando nello specifico, poi, Gasperini ha spiegato come a suo dire quelli riservati a Vlahovic non siano cori di matrice razzista: "A volte gli insulti sono legati anche ad altre cose no? Come quando si prendono anche altri tipi di insulti — ha detto ancora — Il razzismo è una cosa molto seria, non va confusa. A volte la confondiamo, poi che vada combattuto non c'è dubbio. Ma non va confuso perché sennò il razzismo riguarda tutti quanti, anche i nostri giocatori. Invece se non è così qualche volta bisogna distinguere”.

 

Gasperini: “Combattere il razzismo un’impresa”
Ampliando il discorso, a detta del mister dell'Atalanta molto deluso per la sconfitta definita come "episodica", ha citato anche altri casi con insulti altrettanto pesanti: "L'insulto è anche quando ti dicono "figlio di p…" o "pezzo di m…". Se un insulto è al singolo o è un insulto razzista — ha concluso — Se è razzismo sarebbe riferito anche a tanti giocatori che sono qua e invece non è così. Va differenziato perché sennò si fa di tutta l'erba un fascio. Poi dopo bisogna combattere il razzismo vero, e non gli insulti individuali. La maleducazione? Questo è un altro discorso, perché va distinta. È più difficile perché è diffusa e generalizzata, combatterla è un'impresa".

 

 

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