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Simone Inzaghi, indiscreto-Inter: ecco l'unico modo che ha per non saltare

Fabrizio Biasin
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La stagione dell’Inter può passare dall’orrendo al leggendario in un solo mese. Oddio, “orrendo”, se vivessimo in un mondo normale l’idea di aver già conquistato una Supercoppa e una finale di Coppa Italia, oltre a una semifinale di Champions, dovrebbe essere sufficiente per dire «beh, ci avete già regalato delle emozioni, grazie», ma quello del calcio non è un mondo normale e, quindi, il lavoro di Simone Inzaghi verrà pesato in base ad altro. Simone Inzaghi chi? Il tecnico dell’Inter, quello che in meno di due stagioni ha sì perso uno scudetto alla portata, ma ha pure vinto una Coppetta Italia, due Supercoppe, ha riportato i nerazzurri prima alla fase finale della Champions (dopo un decennio) e ora in semifinale. In più mettiamoci una nuova finale di Coppa Italia (Roma, 24 maggio) e la partecipazione alla nuova Supercoppa in programma dopo Natale in Arabia.

Trattasi per i curiosi di un quadrangolare tra le prime due classificate in Serie A e le finaliste della stessa Coppetta. Per intenderci, stiamo parlando di svariate palanche in più (qualche milioncino a testa per le elette). Ecco, sì, visto che di romanticismo nel pallone non si può più parlare e tutto dipende dagli incassi, parliamo di quattrini. Il percorso fin qui garantito dall’Inter di Simoncino vale - mal contati - un centinaio di milioni di euro tra passaggi del turno, biglietti venduti, premi e premietti. Mica pizza e fichi. Poi, certo, la stagione del tecnico dipenderà soprattutto dalla qualificazione alla prossima Champions, quella sì indispensabile per varcare la soglia della “sufficienza”.

DUE STRADE
Quella, l’euro-qualificazione, si dirama su due strade, una meno asfaltata dell’altra: la prima obbliga a conquistare uno dei primi 4 posti in campionato e, banalmente, passa dalla sfida alla 2ª in classifica (la Lazio) in programma domenica a San Siro alle 12.30; la seconda significa “vittoria della Champions League”, ipotesi che fa venire i brividi solo a scriverla perché dipende da un micidiale doppio derby milanese e, nel caso, anche dalla finale con una tra Real Madrid e City. E il Real è il Real, mentre il City - per chi ha intravisto il match con l’Arsenal dell’altra sera - è banalmente la squadra più forte del mondo. Almeno in questo momento. E quindi? Inzaghi deve iniziare a disperarsi? Giammai, in fondo la palla è rotonda e bla bla bla ma, soprattutto, l’Inter è tornata a fare l’Inter nel momento più caldo della stagione. Contro la mini-Juve è bastato un minimo ordine tattico, ma a prescindere il gruppo appare in salute (Skriniar a parte, ormai corpo estraneo), decisamente compatto e sul pezzo. Davvero niente male per uno spogliatoio che non più tardi di 15 giorni fa veniva definito dai più «irrimediabilmente spaccato».

DIECI O UNDICI
Non è così, l’Inter c’è e spera di tener botta in tutte le ultime 10 (o 11) partite stagionali che porteranno il totale a 56 (o 57): una marea. Poi si faranno i conti, semplici per quanto riguarda l’allenatore: quarto posto e finale di Champions significheranno conferma (e ci mancherebbe altro, in fondo ha pure un altro annodi contratto), l’eliminazione nel derby di Champions, invece, si trasformerebbe in una micidiale sentenza, del tipo che nessuno direbbe più «bravo, sei arrivato in semifinale» ma «pirla, sei uscito con il Milan». A quel punto tornerebbe d’attualità il toto-nomi (occhio a De Zerbi), ma è anche vero che, oggi, star qui a rompere le balle a uno che in meno di due stagioni ha portato tre trofei, un’altra finale e un sacco di palanche significa voler giocare a tutti i costi a “massacriamolo fino allo sfinimento”. Questo è decisamente il ballo di Simone e Simone non si tira indietro.

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