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Simone Inzaghi contro Allegri? Occhio a queste cifre: una sfida pazzesca

Claudio Savelli
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Di questi tempi non c’è tempo per pensare ad una partita disputata che è già vigilia di quella successiva. Nel caso specifico del paradossale derby d’Italia perla Coppa Italia tra due squadre distratte dall’Europa. La Juventus ha cambiato le sue priorità e ora in cima alla lista c’è lo scontro con il Siviglia per guadagnarsi la finale dell’Europa League, perché quest’ultima mette in palio un posto in Champions: vincendola, la società metterebbe in difficoltà una Uefa che aspetta le sentenze definitive “locali”, prima di definire quelle “internazionali”. Idem per l’Inter che scenderà in campo per la finale con un pensierino sempre rivolto all’altra, quella di Champions League, che garantisce alla vincitrice un pass per la prossima edizione. Il doppio sogno europeo è lontano tre partite sia per la Juve sia per l’Inter ed è molto più complesso dell’obiettivo nazionale, che ne dista soltanto due di cui una non contro il Manchester City o il Real Madrid mala Fiorentina o la Cremonese, e può essere una distrazione. Ma probabilmente svanirà dopo il calcio d’inizio, considerando anche le tensioni della gara di andata. Si riparte dall’1-1 (con Lukaku graziato, senza Cuadrado) in un Meazza tutto esaurito e senza più la regola dei gol in trasferta.

La differenza rispetto a tre settimane fa è che lo stato di forma delle due squadre sembra capovolto: ora è l’Inter, reduce dal successo di Empoli, a stare meglio, mentre i bianconeri in campionato hanno incassato tre sconfitte consecutive come non accadeva dal 2010/11 con Delneri in panchina. La Coppa - qualsiasi essa sia - azzera tutto, figuriamoci se combinata con un derby d’Italia e con il tocco magico dei due allenatori. Sia Allegri sia Inzaghi quest’anno si sono fatti belli nelle serate extra-serie A. Allegri ha riscattato un orribile girone di Champions con un’Europa League affrontata seriamente, con il piglio di chi la vuole vincere. È la prima volta in carriera che disputa la seconda competizione europea per importanza e non vi ha ancora perso: 4 vittorie e due pareggi. In Coppa Italia, nei sette anni alla guida della Juventus, ha incassato solo 5 sconfitte su 30 partite disputate, di cui tre innocue in semifinali di edizioni poi vinte: le uniche fatali sono state quella dello scorso anno in finale proprio contro l’Inter e quella nei quarti contro l’Atalanta nel 2018/19 (0-3).

 

LA SPECIALIZZAZIONE
Inzaghi è specializzato negli scontri a eliminazione diretta, con la sua ormai nota percentuale di successo del 75%. Il bilancio recita 25 successi su 34 confronti disputati in carriera ma con alcuni pareggi che assomigliano a vittorie, come il 3-3 contro il Benfica che ha portato la semifinale di Champions. Tra le sedici gare complessive dei turni a eliminazione - due Supercoppa vinte, due edizioni della Coppa Italia e due di Champions -, Inzaghi ne ha persa solo una: l’andata contro i Reds 0-2 al Meazza. Ed è l’unica occasione in cui la sua Inter è stata eliminata, visto che l’1-0 di Anfield è stata solo una parziale rimonta. Non a caso Inzaghi la cita sempre come unica sfida che vorrebbe rigiocare. Prepara meglio le partite secche dove la posta in palio è alta perché riesce a far percepire alla squadra l’importanza del momento nella storia personale e del club, senza però tradurla in tensione. È una specie di proiezione del modo di vivere il calcio di un centravanti d’area, quale Inzaghi è stato (come del resto il fratello): la capacità di percepire gli attimi decisivi e la volontà di coglierli. Su una squadra come l’Inter ricca di giocatori esperti, questa retorica fa sicuramente più presa della routine del campionato, stesso discorso sulla Juventus ferita dalla (eventuale) penalizzazione. La Coppa, insomma, è un’altra storia. Ma per chi, stavolta?

 

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