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Inter, l'allarme di Inzaghi: "Calendario folle", cosa accadrà

Claudio Savelli
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Tre gol all’Empoli, tre punti come non accadeva da 5 partite di campionato (di cui 4 ko), tre indizi che potrebbero fare una prova: l’Inter non dà più i numeri. In termini pratici, fa quel che dovrebbe fare una grande: gestisce un primo tempo pessimo - sicuramente sul podio dei peggiori in stagione - senza sbilanciarsi né innervosirsi, aspetta con pazienza il momento giusto per colpire e, soprattutto, colpisce, cosa che nelle ultime settimane non è quasi mai accaduta, Benfica a parte. Il dubbio che sia tornata in sé troppo tardi rimane ma Inzaghi va ripetendo il contrario («Siamo ancora in tempo per recuperare») e, ora che il pensiero della Champions League è chiuso in un cassetto, sembrano essersene convinti anche i calciatori.


Il primo e più evidente indizio di un’Inter rinsavita è Romelu Lukaku, autore di una doppietta e un assist per Lautaro, come ai bei tempi “contiani”. Entrambi i gol del belga arrivano su azione, cosa che in campionato non accadeva dalla prima giornata a Lecce dello scorso agosto. Meglio svegliarsi tardi che mai, soprattutto in vista di un finale di stagione in cui sia l’Inter sia Big Rom si giocano il futuro. «Questo club mi ha dato tutto, mi sdebiterò», promette il belga, prima di aggiungere che la grazia per la semifinale di ritorno di Coppa Italia (mercoledì) è «un passo avanti contro il razzismo».

 

Il 2° indizio è la tranquillità con cui l’Inter gestisce la gara. Dati alla mano, crea lo stesso numero di grandi occasioni (una) e di tiri (16) dell’andata e addirittura meno gol attesi (1.09 contro 1.42), ma stavolta non si sbilancia. Terzo indizio: le riserve (9 su 11 dal primo minuto perché «il calendario è folle», secondo il mister) non sono brillantissime ma reggono la pressione di una partita da vincere a tutti i costi. Non c’è tempo di fare calcoli per il 4° posto perché la Juventus è dietro l’angolo. Meglio così: questa Inter meno pensa e meglio fa.

 

 

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