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Milan-Inter, profezia di Fabio Capello: "Come finirà in Champions"

Leonardo Iannacci
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Il superderby di Champions fra Milan e Inter si annuncia come una singolare opera d’arte. Un esempio di quanto l’aspetto emozionale che è in grado di assicurare lo sport ai massimi livelli, nello specifico il calcio, possa equivalere a un bellissimo dipinto. Ne parliamo con Fabio Capello, collezionista di vittorie e di quadri d’autore che ora sparge sapienza nelle vesti di opinionista Sky (l’emittente trasmetterà Inter-Milan del 16 maggio e, in questo week end, tre gare di serie A: oggi alle 20.45 Verona-Bologna, domani alle 20.45 Samp-Spezia e domenica alle 12.30 Empoli-Inter).

 

 

 

Mister Capello, il maggio di Milan e Inter si annuncia come una mostra di colori e di emozioni, non solo calcistici, vero? 
«È così. Quella che stiamo vivendo con Inter e Milan è una bella vetrina per il nostro calcio. Calcio che, non scordiamolo, un anno fa aveva il morale sotto tacchi per la mancata qualificazione al mondiale e per i club che non andavano avanti nelle coppe».
Milano si è ripresa l’Europa dopo decenni grigi... 
«Entrambe hanno fatto un percorso importante. L’Inter battendo il Barcellona e poi Porto e Benfica, il Milan facendo fuori il Tottenham e soprattutto un Napoli che sta dominando il campionato».
La Milano del calcio è rinata attraverso il gioco, il lavoro, la scelta di bravi giocatori mentre Real Madrid e Manchester City prediligono altre vie, fatturando cifre infinitamente più alte. Segno che i soldi non fanno gol? 
«Il Milan grazie all’ottimo lavoro di Maldini e Massara, oltre che di Pioli, ha anticipato i tempi. L’Inter purtroppo si trova in una posizione difficile per gli ingaggi spropositati e una realtà societaria complicata. È costretta a vendere ogni anni pezzi importanti. Non dovrebbe».

 

 

 


Paragoni da storia dell’arte moderna: il Milan propone un calcio di fantasia che fa pensare agli impressionisti, l’Inter a opere meravigliosamente folli, penso a quelle di Schifano, Burri... 
«Lei si intende di arte del Novecento, vedo. L’Inter in effetti può ricordare le follie pittoriche di Mario Schifano, un artista che viveva tra il tormento e l’estasi proprio come i nerazzurri che sembrano due squadre diverse, tra campionato e coppe».
E il Milan? 
«Non lo paragonerei a un quadro impressionista, Sisley o Monet riempivano la tela senza i lampi accecati che mostrano Leao o Giroud. Nel Milan rivedo, piuttosto, i tagli improvvisi di Fontana che squarciava le sue opere».
Leao “capolavora” in campo, ma Maignan è l’assicurazione della vita di questo Milan? 
«Leao capolavora ma se... semplicemente lavorasse un po’ di più sarebbe tra i primi tre giocatori al mondo. Il portoghese deve essere più continuo nell’arco dei 90 minuti».
Maignan è il numero 1 del mondo? 
«Ha personalità, tecnica, leadership. Con Courtois è il miglior portiere su piazza».
Nell’Inter il leader ci sembra Barella, un guerriero che Capello avrebbe gradito nelle sue squadre. Sbagliamo? 
«Affatto. Contro il Benfica ha segnato due gol decisivi. È un centrocampista di qualità con una presenza in campo enorme. Ha foga, persino troppa: dovrebbe limitare le proteste, né sbracciare o urlare ai compagni».
I tre derby stagionali hanno dato sinora risultati alterni: dopo il 3-2 per il Milan ci sono state solo vittorie dell’Inter. Influiranno? 
«A questo punto della stagione no. Il futuro è adesso per Inter e Milan».
Pronostico? 50 e 50? 
«Sinceramente, per volare a Istanbul, vedo psicologicamente favorita l’Inter».

 

 

 


L’altra semifinale tra Real e City è la vera finale in anticipo? 
«È così. All’inizio dell’anno tutti abbiamo indicato il Madrid e la squadra di Guardiola tra le favorite».
Tre allenatori italiani, anzi emiliani nelle semifinali di Champions. Solo un caso? 
«Si vede che i tortellini fanno bene! Inzaghi, Pioli e Ancelotti se la sono meritata tutta questa avventura in Champions. Citando Guccini: tra la via Emilia e Istanbul».
Però Carletto... 
«È il più grande di tutti. Nello sport contano i trofei e il numero delle vittorie. Il curriculum di Carlo parla da solo. E poi sa perché lo stimo e lo rispetto tanto, a parte i trionfi in serie?».
Dica...
«Non si è mai vantato di aver inventato il calcio, come fanno troppi tecnici che parlano, parlano ma poi non portano a casa niente. Ancelotti ha vinto con tutte le squadre, giocando ogni tipo di calcio, allenando qualunque giocatore».
Inter o Milan in finale potrebbero ripetere quello che lei combinò alla guida dei rossoneri nella finale di Champions del 1994, quando sovvertì ogni pronostico umiliando il Barcellona per 4-0?
«Me lo auguro. Non sarebbe un magnifico quadro per il nostro calcio?».

 

 

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