Inter, il vero problema che fa tremare Inzaghi: i gol non ci sono
Il mal di gol che affligge l’Inter è un morbo che ha aggredito la squadra di Inzaghi da tempo. E non molla. Le undici volte nelle quali la Beneamata è finita ko in campionato si possono sintetizzare con una serie di dati inquietanti se si pensa alla forza della rosa e, soprattutto, al nome dei quattro attaccanti che possono essere variati nella prima linea nerazzurra.
Da metà febbraio è iniziato il calvario: prima, in 18 partite di campionato, l’Inter aveva realizzato 38 gol (2.1 a incontro). Nelle ultime dodici partite, la nemesi: solo dieci le reti segnate con la miseria di 0.8 a partita. Di queste sfide la squadra di Inzaghi ne ha perse cinque, tre su tre in casa. «Creiamo ma non realizziamo» è il malinconico mantra di Simone Inzaghi. «Il problema si trascina dal post-mondiale: per 16 mesi l’attacco ha funzionato benissimo, ora non stiamo sfruttando le occasioni». Risultato? In campionato la sua squadra si trova al quinto posto con 51 punti, due in meno del Milan (quarto), cinque meno della Roma. La dirigenza trema e sono tutti e quattro gli attaccanti a essere finiti sul banco degli imputati: da Lautaro e Lukaku, da Dzeko a Correa. Per suffragare tale atto d’accusa contro i quattro si deve ancora una volta fare ricorso ai numeri e scoprire che, nelle ultime sette partite, su azione hanno segnato soltanto Gosens (1-1 a Salerno), Mkhitaryan e lo stesso Lautaro (2-0 al Lecce).
DOPO IL MONDIALE
Dopo la sconfitta di Bologna (26 febbraio) il Toro aveva scosso i compagni e lo stesso Inzaghi a un impegno maggiore: ma da allora argentino campione del mondo si è scoperto scornato. Ha segnato un solo gol, il 5 marzo appunto, contro il Lecce. Il suo 14esimo: i 13 precedenti li aveva infilati prima di quella disgraziata trasferta, poi è stato vittima di una siccità impressionante sotto rete. Edwin Dzeko, convincente sino a gennaio, non timbra dal 18 di quel mese, giorno in cui si giocò la Supercoppa vinta dall’Inter contro il Milan. Una sopravvenuta stanchezza fisica e la voglia/necessità di rivedere finalmente in azione il lungodegente Lukaku hanno spinto il bosniaco in panchina. Per Correa le cose stanno andando ancora peggio: vero che gioca poco e pure lui ha patito guai fisici, ma l’argentino voluto a tutti i costi a Milano da Inzaghi non si ascrive nel tabellino dei marcatori dal 29 ottobre scorso (Inter-Sampdoria 3-0).
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Infine Romelu Lukaku: la grande delusione della stagione interista, l’attaccante che i suoi non pochi detrattori ricordano aver vissuto una sola grande stagione in carriera, quella nell’Inter quando in panchina c’era Antonio Conte. Ebbene il gigante belga arrivato la scorsa estate quando pesava 104 chilogrammi, è stato sinora un flop. Non si contano i gol che ha sbagliato, a tal punto da convincere Marotta e Ausilio a non confermare il prestito secco dal Chelsea. In campionato Lukaku ha messo a segno l’unico gol su azione addirittura il 14 agosto scorso a Lecce (2-1 per l’Inter). Nove mesi fa! Da allora, solo qualche rigorino e valanghe di reti sbagliate in puro stile Egidio Calloni. Per un giocatore che guadagna 850.000 euro netti al mese, si tratta di un finale di stagione sin qui sconfortante. Simone Inzaghi ha scoperto l’acqua calda, dopo aver subìto l’11esimo ko contro il Monza: «Il problema del gol nel 2023 è evidente». Finalmente lo ha ammesso. La partita di domani sera contro il Benfica, paradossale prodromo di un risultato storico per l’Inter, potrebbe lenire in parte questo clamoroso mal di gol che affligge gli attaccanti. Trattasi di una patologia temutissima anche nelle stanze dei bottoni del club: l’addio ai milioni (60) che vengono versati nelle casse delle società qualificate per la Champions League prossima ventura, sarebbe un dramma economico. Un autogol simile a quelli che portavano la firma di Comunardo Niccolai, lo stopper specializzato nell’infilare i palloni nella rete sbagliata: la propria.
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