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Milan e Inter, "affanno prima della Champions": rumors inquietanti

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Claudio Savelli
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La Milano del calcio rischia la retrocessione nell’anno in cui in Europa si è guadagnata la promozione al tavolo delle grandi. È un paradosso comune a Inter e Milan. Si preparano all’andata dei quarti di finale di una finora grande Champions League per non pensare ad un campionato nettamente al di sotto delle aspettative e delle possibilità (hanno rispettivamente 8 e 11 punti in meno rispetto ad un anno fa). D’altronde sono le due dominatrici del calcio italiano degli ultimi due anni, prima e seconda, seconda e prima in un duello durato fino all’ultima giornata.

A braccetto, sono tornate nella terra di mezzo della classifica, in lotta per il minimo indispensabile e a chiedersi perché, cosa è successo, come mai non riescono a venirne a capo. Per il terzo anno consecutivo, Inter e Milan sono legate da un filo invisibile. La prova? Se l’una pareggia a Salerno, l’altra non supera l’Empoli in casa, e la prima si rammarica quanto la seconda per non aver sfruttato l’occasione. L’affanno è comune, seppur i momenti di malattia acuta siano diversi. Ora, ad esempio, l’Inter sembra in netta discesa mentre il Milan, al contrario, è in ascesa rispetto all’oblio di gennaio. Chi ha visto entrambe le partite avrà avuto questa sensazione, pur smentita dai numeri: i nerazzurri in campo risultavano slegati, sfiduciati, nervosi e in balia degli eventi, i rossoneri erano propositivi, ordinati e di nuovo padroni del gioco, anche se l’Inter ha prodotto più occasioni da gol rispetto al Milan.



SENSAZIONI DIFFERENTI
Ora approcciano alla Champions con diverse sensazioni. L’Inter ha l’alta tensione addosso e affronta l’evento con un senso di precarietà, come se fosse l’ultimo momento di celebrità per questo gruppo a fine corsa. Il Milan avrà più emozione che tensione perché sa di essere dentro un percorso di crescita. È anche il riflesso della situazione degli allenatori: Inzaghi è molto più in discussione di Pioli, e molto più difficilmente sarà confermato. Non si dice ma, nello spogliatoio, si sente. Eccome se si sente. La differenza è anche nei protagonisti delle difficoltà: per l’Inter sono i titolari, per il Milan le riserve. I nerazzurri sono traditi dai Lukaku, i Brozovic, i Bastoni e i Barella, i pilastri su cui si è fondato il vecchio ciclo. Ora sono copie sbiadite di loro stessi. E giocatori come Acerbi non sono mai stati a quel livello, quindi è impossibile che ci trascinino l’Inter ora. Risultato: la squadra che incassava troppi gol, ora non ne segna più, a conferma che il virus è in circolo da inizio anno. Lautaro non segna da un mese, Dzeko da due e mezzo, Correa da fine ottobre e Lukaku che sbaglia gol a raffica è paradossalmente l’unico che si fa trovare al posto giusto, nel momento giusto. I rossoneri invece non hanno riserve all’altezza dei titolari, se è vero che un’ora di Origi e Rebic non produce quanto mezz’ora con Leao e Giroud in campo. In Champions all’Inter servirà serenità, al Milan le prestazioni dei migliori giocatori.

Differenze con un punto in comune: l’impresa europea diventerebbe un tappeto sotto il quale nascondere la polvere accumulata in serie A. Un’idea, però, che le due proprietà e dirigenze non condividono: bella la cavalcata in Champions e ottima la ventina di milioni in più in cassa, ma resta un piacere rispetto al dovere di partecipare alla prossima edizione. E l’unico modo per farlo è arrivare tra le prime quattro in campionato, considerando improbabile una vittoria della coppa dalle grandi orecchie. Paradossale anche che il sorteggio abbia offerto loro la possibilità di incontrarsi in semifinale ma, al contempo, una possa estromettere l’altra dai primi posti in serie A. Si stanno preparando ad affrontare le due squadre più sorprendenti d’Europa - il Benfica per l’Inter (martedì) e il Napoli per il Milan (mercoledì) - ma non le più rinomate: sembra tutto apparecchiato per distrarle dal campionato.

 

 

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