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Milan, "alle 22.40 di domenica sera...": perché Napoli e Spalletti ora tremano

Leonardo Iannacci
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Alle 22.40 di domenica 2 aprile, Napoli e il Napoli si sono destati improvvisamente più precari. Con una sensazione addosso che non provavano da mesi. La squadra aveva perso male, al Maradona, per 4-0 contro il Milan diventato, in soli dieci giorni, da surclassato a surclassante. A parte l’eliminazione dalla Coppa Italia ad opera della Cremonese e la sconfitta in Champions col Liverpool, il Napoli ormai campione entrante ha registrato il terzo ko in campionato dopo quelli di Milano, contro l’Inter, e contro la Lazio. 

In quelle due occasioni la squadra di Spalletti aveva giocato e reagito, perdendo le sfide anche per un pizzico di sfortuna. Domenica sera no, è stata resa incondizionata, dettata da un’inferiorità tecnico-tattica inquietante in vista del doppio confronto nei quarti di Champions (12 e 18 aprile), appuntamento ben più importante del turno di un campionato già vinto grazie a 23 vittorie e 2 pari, con 64 gol segnati e soli 20 subiti.

Però Napoli è anche un cesto di emozioni ed emotività, un luogo magico e misterioso per cui la tremenda scoppola ha sollevato dubbi e paure sconosciute sino all’altra sera: trattasi di un singolare passaggio a vuoto? Di una serata storta post pausa per le nazionali? Di un comprensibile calo di concentrazione visto il grande vantaggio in classifica?

 

COPIONE MAI VISTO
Da considerare l’assenza di Osimhen, pietra angolare dell’attacco, fuori contro il Milan per un guaio muscolare ma deciso a salire sul ring nelle prossime sfide di Champions. In quali condizioni sarà? Tra l’altro, senza il nigeriano, quest’anno il Napoli aveva vinto 7 partite su 7. Domenica sera si è assistito a un copione mai visto al Maradona: la difesa che ha ballato, Lobotka imprigionato a centrocampo, Kvara e Lozano con il piombo ai piedi, un gioco che non riusciva mai sgorgare. Indizi strani in una squadra che per 40 partite era stata dirompente. Sul piano emotivo c’è da registrare anche uno strano nervosismo interno, e non ci riferiamo alla lite tra Spalletti e Maldini («Stavo parlando con l’arbitro quando si è intromesso. Ma sapete, lui è Paolo Maldini... », ha detto piccato il tecnico).

Piuttosto ai folli scontri fra ultrà sugli spalti e alle continue contestazioni che tanti estremisti da stadio fanno nei confronti del presidente De Laurentiis. Da sempre il produttore cinematografico non ha rapporti facili con i tifosi: ultimamente, è bersagliato per il caro biglietti in Champions e per il rigido regolamento d’uso dello stadio, troppo restrittivo secondo i gruppi del tifo organizzato. De Laurentiis paga anche la dura condanna contro ogni forma di illegalità fatta all’indomani dei gravi scontri nel centro storico in occasione di Napoli-Eintracht. Condanna ineccepibile. 

Questa la lettura di una domenica strana nella città che sta per festeggiare il terzo scudetto della sua storia, di una scoppola che potrebbe voler dire tutto e niente in proiezione Champions, laddove il Milan si presenterà leggero come una spider e un appesantito Napoli imboccherà, meno sicuro di sé, il bivio più pericoloso della sua meravigliosa stagione. Persino il Pibe, da lassù, spera non sbagli strada.

 

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