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Roberto Mancini, si scatena l'ira del Ct: "Parlano senza sapere nulla"

Claudio Savelli
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Roberto Mancini non sorride più come quattro anni e nove mesi fa, quando prendeva in mano l’Italia per la prima volta. A quel debordante entusiasmo è subentrato un certo fastidio per il bar sport che si alimenta dopo ogni sua scelta. Il ct che ha saputo mettere a tacere i suoi 60 milioni di “colleghi”, ora preferisce rispondere a tono. Su Zaniolo e Zaccagni, ad esempio: «Non sono stati convocati per motivi più che validi» ma «tutti parlano senza sapere nulla...».

Saperne di più, però, risulta impossibile: «Non è questo il luogo in cui parlarne». Mancio lascia intendere che sui calciatori che iniziano per “Z” il provvedimento sia disciplinare: non sono piaciuti alcuni comportamenti negli ultimi ritiri a Coverciano, tra i quali una certa predisposizione agli infortuni fantasma. Mancini parla ai microfoni di Sky a margine di un evento benefico («Tutti i centri sportivi devono avere a disposizione un defibrillatore: può salvare delle vite») a Roma, quindi in un contesto non ufficiale. Ci sta che sia scocciato nel rispondere a domande sull’azzurro. Ma potrebbe anche metterlo in conto e disertare: sempre meglio che risultare così negativi. «Da un anno sto inserendo i giovani ma spesso non giocano nemmeno nei club», si rammarica il ct.

 

Per questo motivo «vengono lanciati pian piano» e amalgamati «alla vecchia guardia che per me non è così vecchia». In realtà si critica la contraddizione: ai giovani servono minuti ma, come nei club, lo spazio è spesso occupato da ultratrentenni (i vari Bonucci, Acerbi e Toloi) che difficilmente saranno utili ai prossimi Mondiali. Mancio punta il dito contro le società («Tra le prime sette in serie A, solo la Lazio ha un centravanti italiano») e contro i calendari («Si gioca troppo: in Nazionale arrivano stanchi»), senza venire meno alla responsabilità di trovare soluzioni per un’Italia comunque competitiva. Tra queste, l’ultima è la convocazione degli italiani per discendenza come Retegui: «Se li trovassimo in Italia saremmo più felici» ma quando non ci sono «li cerchiamo, li valutiamo e poi prendiamo delle decisioni, esponendo loro il progetto della Nazionale». Sia dato a Mancini ciò che è suo, ovvero un nuovo metodo per reclutare talenti e, quindi, risolvere problemi. Se riuscisse a ritrovare anche l’entusiasmo di quattro anni fa sarebbe il massimo.

 

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