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Parigi, paura per le Olimpiadi: atleti russi uccisi in mondovisione?

Roberto Tortora
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Immaginate, ai prossimi giochi olimpici di Parigi 2024, di veder salire sul podio di una qualsiasi competizione un bielorusso, un russo e un ucraino. Sarebbe un gigantesco messaggio di pace… o un’occasione per infiammare ancor di più la polemica? A più di un anno dallo scoppio della guerra, infatti, il riverbero delle azioni della Russia investe sempre di più anche lo sport. Dopo l’esclusione, da parte dell’Uefa, delle squadre di calcio russe dalle competizioni europee di questa stagione e della nazionale russa da Euro 2024 e, infine, la decisione della FIFA di non consentirle nemmeno la partecipazione al mondiale in Qatar, ora anche i giochi olimpici, in previsione il prossimo anno a Parigi, sono a rischio. L’allarme arriva proprio dal nemico, ciò dal parlamento ucraino, che ha indirizzato una lettera al Comitato olimpico internazionale (Cio), ai comitati nazionali, alle federazioni sportive e ai parlamenti esteri, in cui chiede espressamente l’esclusione degli atleti russi e bielorussi dalla prossima edizione dei giochi a cinque cerchi.

Ennesima punizione, mossa politica, utilizzo dello sport come veicolo di propaganda. Lo si chiami come si vuole, ma il presunto alibi su cui si basa questa richiesta ha a che fare, almeno in apparenza, con la sicurezza pubblica e quella degli atleti. Qualcuno, insomma, potrebbe rischiare la vita. Questo uno stralcio delle due pagine di appello ucraino: “La partecipazione contestuale di russi e bielorussi con gli atleti ucraini, molti dei quali hanno perso parenti e amici nella guerra, causerà conflitti sui campi di gara che possono portare al ferimento e persino alla morte degli atleti stessi. In particolare, il pericolo c’è nei duelli di scherma, nella lotta, nel tiro con l’arco e nel tiro con pistola e carabina. E al villaggio olimpico scoppieranno tensioni, litigi e risse tra atleti e organizzatori”. 

 

Lo sport è sempre stato veicolo di pace e fratellanza e gli atleti, spesso, sono stati esempi di buona politica internazionale, migliori dei rispettivi rappresentanti politici dei paesi che rappresentano. Tuttavia, la Verchovna Rada (il parlamento di Kiev) non ha apprezzato la proposta del Cio di lasciar gareggiare russi e bielorussi senza bandiera, vietando loro di supportare pubblicamente la guerra di Putin e tengano un comportamento pacifico: “Questa proposta è un insulto alla memoria di centinaia di migliaia di ucraini, inclusi 220 sportivi, che hanno difeso la patria e sono morti per darci un futuro da Paese europeo e democratico”.

Per dar forza alla loro lettera, i parlamentari ucraini hanno ricordato come i bombardamenti russi abbiano devastato 320 impianti sportivi, 87 dei quali distrutti: lo stadio dei Metalist a Kharkiv, il complesso Avangard a Kiev, il centro sportivo di Chernihiv, la piscina Nettuno di Mariupol, il palazzo del ghiaccio a Severodonetsk, lo stadio Campioni di Irpin e tanti altri impianti minori. E, come abbiamo ipotizzato all’inizio, che reazione avrebbe l’Ucraina nel vedere un atleta russo salire sul podio accanto a un ucraino e che credibilità potrebbe esserci da parte di un giudice russo o ucraino nel valutare le prestazioni in gara di un atleta del paese ritenuto nemico? C’è chiaramente di più, oltre allo sport. Per parte loro, gli ucraini sostengono di non volere che russi e bielorussi “usino gli atleti come un’arma ideologica per la loro vergognosa propaganda, rafforzando lo spirito dell’esercito e della popolazione resa zombie”. La richiesta è perentoria: “Fino alla fine della guerra, fino a quando il Cremlino non avrà ritirato le truppe dal nostro territorio e non avrà ripagato i danni causati, chiediamo il bando dei loro atleti da lle competizioni internazionali, Giochi compresi”. Il barone de Coubertin sosteneva che l’importante non è vincere, ma partecipare. Per l’Ucraina è diverso: vuole vincere prima… e poi partecipare a Parigi 2024.

 

 

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