Juve, chi fa a pezzi Andrea Agnelli: "Padre di troppi, padrone di nessuno"
Nel giorno della prima udienza del processo Prisma che vede Andrea Agnelli imputato per i conti della Juventus, dalle pagine del Giornale piove sulla testa dell'ex presidente bianconero un ritrattane non autorizzato al veleno firmato da Luigi Mascheroni. Il rampollo viene descritto come "un Agnelli, che è già tantissimo, imprenditore, dirigente sportivo (ex...) e antipatico". Per la precisione, "antipatico non per caso ma per scelta", come suggerisce "un giornalista che lo tiene in grande stima".
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Sotto accusa non la sua gestione sportiva (9 scudetti di fila ne fanno un vincente, senza se e senza ma) ma quella manageriale. In questo senso, forse, "Andrea Agnelli di tutti gli Agnelli è il meno Agnelli. Non ha lo stile dell’Avvocato. Non ha l’arguzia dialettica di Umberto, il padre. Non ha il fascino da Principe arabo che aveva Giovanni Alberto, il fratellastro. Non ha l’inconsistenza di Lapo Elkann, il procugino minore. E neppure la cattiveria di John Elkann, il procugino maggiore. È educato, gentile, riservato, falsamente sorridente (è piemontese...)".
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Può bastare così? Non proprio: altri aggettivi affibbiatigli in serie sono "permaloso", "insicuro (non ti guarda mai negli occhi)", "cinico" e "infantile". Gigi Riva ha detto di lui: "E' il bambino che porta il pallone e che pretende non solo di giocare sempre, ma anche di scegliere le squadre". E ancora: "Padre di troppi, padrone di nulla", che ha sofferto e molto la designazione di John Elkann a erede della dinastia da parte dell'Avvocato Gianni Agnelli. Il fatto che ora sia "schiacciato" dal processo è, per lui, "una doppia sconfitta".