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Champions, i sorteggi? Quel precedente che fa sognare l'Italia

Claudio Savelli
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È come se la Champions League stesse tendendo una mano al calcio italiano. Della serie: dopo annidi rassegnazione all’inferiorità e un certo fastidioso vittimismo (povero noi, ricchi gli altri), hai dato segnali di risveglio e ora meriti un premio. Ovvero: un tabellone che esclude le tre favorite - Manchester City, Bayern, Real Madrid, oltre al Chelsea dal cammino verso la finale di Istanbul di tutte e tre le italiane. È stata la mano di Altintop a pescare i nomi, è stata quella di Kluivert a incastrarli perfettamente: da un lato le grandi d’Europa, dall’altro una specie di Supercoppa italiana con il Benfica come unica intrusa. Di là si contano 2,7 miliardi di fatturato, di qua non si arriva al miliardo. Prima certezza: un’italiana sarà in semifinale, così come una verrà eliminata. Seconda: ad oggi, la probabilità di vederne una in finale è del 75%. Terza: per gettare al vento questa fortuna bisogna impegnarsi più di quanto ci si sia impegnati per conquistarla.

Il Benfica è il Napoli di Portogallo e sfiderà l’Inter, che il Napoli lo ha battuto in campionato e che ha appena sconfitto "l’Inter portoghese", cioè quella che insegue la capolista in patria (il Porto). È una rivale più temibile del Chelsea ma meno rispetto alle altre tre, quindi i nerazzurri non possono lamentarsi.

 

DOLCI RICORDI
La sfida evoca dolci ricordi, visto che fu la finale del 1965 che consegnò alla Grande Inter la seconda Coppa Campioni della sua storia. Ma questa Inter è più piccola e di certo lo è rispetto al Benfica, che di nome suona come una squadra materasso (a questo punto della competizione) ma di fatto è un rullo compressore - 21 vittorie, 2 pareggi e una sola sconfitta in campionato, 6 successi e 2 pareggi in Champions. Alla banda-Inzaghi è richiesta una presa di coscienza circa i rapporti di forza: l’Inter è sfavorita e deve sentirsi tale, così eviterà di essere superficiale come è accaduto spesso in campionato.

Il tanto atteso e matematicamente probabile “derby d’Italia” in versione europea non sarà quindi milanese ma tra Milan e Napoli. Nessuna delle due si dice contenta («Chi vede un sorteggio fortunato è incompetente», sostiene Spalletti) ma è buon viso a cattivo gioco: non poteva andare meglio, a entrambe. Perché la profonda conoscenza dell’avversaria aumenta le possibilità di passare il turno. Di più: il Milan avrà fiducia nell’affrontare la capolista visto che in A ha perso (1-2 al Meazza) pur giocando meglio, almeno per un tempo. 

 

Il Napoli, invece, vorrà certificare la superiorità in campionato attraverso l’Europa. Certo è che il Milan è la squadra che più ha dato fastidio in campionato agli uomini di Spalletti, anche più di Inter e Lazio che sono riuscite a sconfiggerli. Viene in soccorso la sfida di ritorno in serie A al Maradona fissata il 2 aprile, dieci giorni prima dell’andata dei quarti a San Siro: sarà una prova generale per le strategie ma, visto il vantaggio accumulato in classifica, il Napoli la vivrà con più tranquillità rispetto ai rossoneri. Per certi versi si ritengono benedette anche le grandi dall’altro lato del tabellone, consapevoli che tra loro prima o poi si sarebbero dovute incontrare. Meglio prima che in finale, quindi, dove troveranno in ogni caso una "piccola". Ma questo potrebbe anche diventare un vantaggio per quest’ultima. Di certo la fortuna aiuta gli audaci e quest’anno le italiane lo sono state, andando oltre i propri limiti e convincendosi che si possa raggiungere questi livelli anche senza i soldi degli altri. L’occasione, ora, diventa anche una responsabilità: il Benfica in finale sarebbe una sconfitta comune.

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