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Inter, rivelato il segreto dietro il disastro di Inzaghi

Claudio Savelli
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Il modo in cui Acerbi si fa superare da Nzola è il riassunto di tutti i problemi dell'Inter. C'è un 35enne arrivato in prestito per tappare un buco in rosa che è diventato titolare inamovibile, incapace di contenere un brillante 26enne sia per carenze atletiche sia per una certa dose di supponenza. L'Inter di campionato è questa, una squadra che cerca esperienza e ottiene presunzione. In altre parole, che invecchia male. Va tutto bene per un tempo, uno soltanto. La squadra di Inzaghi accetta la partenza sprint dello Spezia senza scomporsi, non pretende di indirizzare la partita in pochi minuti, capisce che il volume di gioco si crea man mano attraverso la fatica e che il gol non è un diritto acquisito ma bisogna guadagnarselo.



Tutto bene fino agli ultimi metri, dove manca convinzione, serietà, cattiveria sportiva. Ecco l'Inter 2022/23. Tira in porta quindici volte nel primo tempo senza segnare e non ci riesce perché ha sempre quel velo di superbia addosso. Ha pochissima voglia di sentirsi in discussione, forse perché la maggior parte dei calciatori nerazzurri sono a fine carriera. Nell'Inter sembra esserci anche qualche grammo di anarchia di troppo. Vedi Lautaro che sbaglia un rigore che probabilmente avrebbe dovuto tirare Lukaku. Il belga chiede alla panchina chi debba battere, per la precisione domanda «perché non lo tiro io?», suggerendo una mancanza di attenzione per questo dettaglio. Che poi dettaglio non è: un rigore cambia la partita e una partita può cambiare una stagione. Sembra esserci poca attenzione di Inzaghi a questi piccoli particolari, da cui si distinguono i buoni allenatori dai grandi. Il rigorista si sceglie e la scelta è Lukaku, visto che ne ha firmati 13 su 13 in serie A, contro i 9 su 15 di Lautaro. A questa squadra serve una panchina con più polso, più decisione, più spessore.

 


A Inzaghi si possono criticare altre disattenzioni. Quella sulle marcature preventive, ad esempio, che costa il gol di Maldini. L'Inter si sbilancia e, come accade spesso, si ritrova due contro due in difesa con difensori che non sono in grado di reggere i duelli. Vedi Acerbi che non regge su Nzola: altra forza, altra gamba, altro atteggiamento. Questo porta a criticare il turnover del mister che premia il presente e non pensa mai al futuro. Sei titolari su undici hanno più di trent'anni. Di questi, cinque sono over-33. Poi ci sono un 29enne e un 28enne. L'Inter è un terreno potenzialmente fertile – il gioco propositivo valorizza i calciatori - in cui sono gettati pochi semi e quei pochi non vengono innaffiati. Non è un problema creato da Inzaghi ma dall'impossibilità di investire nella rosa ormai da qualche sessione di mercato, però il mister non fa molto per tamponare e valorizzare quei pochi talenti a sua disposizione. Asllani, per dire, è diventato una terza scelta perché viene visto solo come regista. È una visione troppo schematica del calcio e soprattutto contraddittoria rispetto al gioco proposto dalla squadra. Con queste idee magari si supera il Porto ma in campionato si va piano e non lontano.

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