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Juventus, "il club non sarà più in Serie A": choc, il ribaltone?

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Dalle parti della Juventus, dopo la vicenda della "carta Covisoc" e del presunto "vizio di forma", si respira un cauto ottimismo. I legali bianconeri confidano in fatti di ribaltare in appello la sentenza della Corte federale della Figc sulle plusvalenze e annullare, in tal modo, la penalizzazione di 15 punti comminata a campionato in corso poche settimane fa. Sarebbe un nuovo scossone alla Serie A, con la squadra di mister Massimiliano Allegri ferma a 35 punti, a -12 Roma e Milan quarte, ma "sul campo" (espressione ormai ricorrente dai tempi di Calciopoli) seconda a 50 punti, a pari merito con l'Inter. La corsa alla prossima Champions League, dunque, sarebbe clamorosamente riaperta ma Paolo Ziliani, giornalista del Fatto quotidiano, non la pensa così.

 

 

 

Sempre durissimo con i bianconeri e soprattutto i dirigenti della Signora, la penna diventata sui social in questi anni il punto di riferimento dei più accaniti anti-juventini di tutta Italia a suon di messaggi ora sferzanti e irridenti, ora letteralmente feroci e spietati (rovescio della medaglia: è anche il più odiato dai fan bianconeri, ovviamente) si è speso sulla propria pagina Twitter nell'ennesima profezia sul processo sportivo in corso: "Mi chiedete in tanti del -15, del cavillo, del vizio di forma. Non sono avvocato né giudice ma mi sento di ribadire che dopo un illecito colossale come quello delle manovre-stipendi (tutti i dirigenti e i tesserati coinvolti) la Juventus non sarà più in Serie A". Insomma, in vista ci sarebbe una nuova retrocessione, proprio come accaduto nella bollente estate del 2006. 

 

 

 

 

In un altro Tweet, Ziliani era stato ancora più caustico, dal punto di vista sportivo però: "Dicono che bisogna salvare la Juventus perché senza di lei il calcio italiano crolla e abbiamo Milan e (posso dirlo?) Napoli già ai quarti Champions e l’Inter vedremo. Mentre la Juve nel girone ha perso 5 volte su 6 battendo il Maccabi che faceva il digiuno. Vabbè". Decine e decine i commenti e i re-tweet, divisi equamente tra chi apprezza l'ironia e chi invece la rimanda bruscamente al mittente.

 

 

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