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Ferrari, un disastro annunciato? "Quelle voci alla vigilia del Gp"

Leonardo Iannacci
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La pazienza sarà anche la virtù dei forti ma a Maranello, da anni, sono stati costretti a scavare in profondità per trovare una vena infinita di questa virtù. Dal 2007 non vedono il mondiale piloti, dal 2008 quello costruttori e, dopo la figura barbina rimediata ieri in Bahrain (doppietta Red Bull con primo il campione del mondo Verstappen e al 2° posto il compagno di squadra Pérez), Leclerc e soci dovranno attingere da quella malinconica vena ancora un bel po’ di pazienza. Sulla pista del Sakhir, dove si corre da anni la gara assegnata ai petrodollari di questo regno arabo, la Ferrari non ha minimamente rispettato l’ambizioso (e insensato) proclama lanciato un mese fa durante il vernissage di Maranello: «Quest’anno puntiamo al mondiale!».

Chi sa di corse aveva annusato sin dalla vigilia che, stante le regole del 2022 e avendo cambiato soltanto il team manager - silurando Pinocchio Binotto e accogliendo Fred Vasseur -non si sarebbe minimamente sovvertita la realtà tecnologica della scorsa stagione. I tecnici che hanno definito lo scorso autunno la SF-23 sotto la guida di Binotto (sic...) sono rimasti gli stessi dei precedenti, sciagurati anni in cui la Ferrari prendeva bastonate da tutti: motoristi, telaisti, aerodinamici. Inutile, quindi, meravigliarsi di quest’ultimo flop.

PROBLEMA IDRAULICO
Tuttavia pochi si aspettavano che i vecchi problemi di affidabilità si riproponessero in modo così drammatico: al 41esimo giro Leclerc, terzo ma lontanissimo dalle Red Bull, ha parcheggiato la monoposto a bordo pista con la power-unit ko per un problema idraulico. Una scena mortificante: sabato la Ferrari di Leclerc aveva già perso pezzi e, ieri mattina, i meccanici erano stati costretti a cambiare batteria e centralina. Tra l’altro, nel momento dello stop il principino monegasco si trovava a 26 secondi da Verstappen e perdeva 5 decimi a giro. Un’enormità. A nulla è servito, sabato, il tentativo di tenersi un treno di gomme soft per la gara. Sainz ha salvato la faccia con un dignitoso quarto posto, ma a 48” da Max, davantia un rabbioso Hamilton, alle prese con una Mercedes difficile da guidare. Trattasi, insomma, di disastro vero.

«Niente da fare, in Red Bull devono aver trovato qualcosa di speciale. Il loro passo gara era inavvicinabile, siamo lontanissimi», ha detto un stranito Leclerc alla fine. I “bibitari” della Red Bull hanno riproposto una vettura ancor più perfezionata rispetto a quella mondiale nel 2021 e 2022. Verstappen, l’olandese volante,haevidenziato una superiorità disarmante: «L’unico mio problema? Gestire al meglio le gomme sino alla fine», ha detto un serafico Max, in testa per 57 giri e giunto alla 36esima vittoria in carriera (pensate, ha solo 25 anni!). Ci stavamo dimenticando di un altro piccolo grande eroe di giornata: Fernando Alonso, coetaneo di Ibrahimovic, è arrivato terzo con un’Aston Martin che ha confermato di essere la novità più scoppiettante in questa alba del mondiale 2023. Un miracolo da spiegare a Vasseur: dopo aver scippato tecnici ad altri team e cambiato gran parte delle componenti, in pochi mesi il team inglese ha trovato le coordinate giuste per consegnare all’indemoniato Nando una AMR 23 performante. Appuntamento il 19 marzo in Arabia Saudita, Dicono sia una pista “da motore”. A Maranello, dopo il ko di ieri, tremano. Il popolo dei tifosi delle Rosse pure.

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