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Milan e Inter, il legame spezzato: cosa c'è dietro la crisi delle milanesi

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Claudio Savelli
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Fino a pochi mesi fa, Milan e Inter andavano a braccetto verso il futuro. Erano unite da uno strano senso di squadra che difficilmente si riscontra in altre “capitali” del calcio. Il sodalizio è nato dalla sovrapposizione delle due storie: Milan e Inter hanno vissuto contemporaneamente il passaggio dalle grandi presidenze italiane al decadimento, arrivando insieme alla recente resurrezione. Negli ultimi due anni si sono contese lo scudetto come affare privato, prima l’ha vinto l’una e poi l’altra con la concittadina ad occupare il secondo posto.

Nell’illusione di aver scavato un solco rispetto a tutte le altre, il legame si è spezzato. La questione stadio è emblematica: un lavoro condiviso di tre anni è stato smentito nel giro di due settimane. Il Milan è uscito allo scoperto con un piano alternativo che prevede l’esclusione dell’Inter, così quest’ultima ha giocato l’asso che teneva nella manica, rispondendo per le rime.

Le frizioni fuori dal campo – sullo stadio ci sono state anche punzecchiature, oltre ai noti colpi di scena - si riflettono in campo, dove l’Inter ha battuto il Milan due volte nel giro di un mese ma poi quest’ultima, da quelle sconfitte, ha capito come ripartire, mentre i nerazzurri peccavano di avarizia con le piccole. I rossoneri hanno agguantato di nuovo i rivali cittadini al secondo posto, un obiettivo minore rispetto agli ultimi scudetti ma ugualmente importante sia per la sicurezza dell’ingresso in Champions, vitale per entrambe, sia per minimizzare il ridimensionamento rispetto all’anno di gloria. Più che una pacifica convivenza, era un gemellaggio strategico. La rivalità sana dava forza a entrambe, come quella tra due grandi calciatori che cercano di superarsi con le loro armi. Milan e Inter hanno percorso strade diverse ma sono arrivate allo stesso traguardo. Per questo si sono rispettate, fino a poco fa.

Milano si è spaccata nel momento in cui ha perso l’egemonia della serie A. Ha reagito istintivamente ad una presa di coscienza: non siamo più i migliori, tanto vale dividersi. Restano condivisi i difetti: il Milan con la Fiorentina accusa infatti il problema tipico dell’Inter, ovvero l’approccio blando ad una gara che precede o segue un importante impegno di Champions. La Viola domina sul ritmo dall’inizio alla fine, il ring preferito dai rossoneri che dimostrano una certa incapacità di capire il momento dell’avversaria: la squadra di Italiano è all’apice di rendimento stagionale, bisognerebbe affrontarla senza dare retta alla classifica né al domani. L’emblema dell’apatia è De Ketelaere: come il belga non sembra percepire l’importanza dell’occasione (Diaz è infortunato, Leao squalificato: quando ti ricapita?), il Milan non sente un senso di urgenza nei confronti dei posti per la Champions. Lo stesso bug dell’Inter, che oggi con il Lecce cerca di redimersi per l’ennesima volta. Se vanno così piano, è perché sono entrambe convinte di rientrare nelle prime quattro per manifesta superiorità, avendo dominato gli ultimi due anni. Le romane non lo pensano ed è un vantaggio. La Juventus non lo pensa più. 

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