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Simone Inzaghi a rischio? Il nome clamoroso per sostituirlo

Claudio Savelli
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Vedendo alzarsi una nuvola di dubbi sopra la testa di Simone Inzaghi, Beppe Marotta interviene aprendo un ombrello: «L’allenatore è bravo, giovane e preparato. La fiducia della società nei suoi confronti non è mai mancata». Lo scudo rimarrà operativo ad una condizione: «Assieme alla squadra, Inzaghi deve fare di più per risolvere il problema della discontinuità di risultati». Tradotto: il mister oggi non rischia anche e soprattutto per il buon cammino nelle coppe, ma quest’ultimo non basta per considerarlo al sicuro un domani perché «l’obiettivo più ambito resta lo scudetto» e non sono tollerabili 18 punti di distanza. Il minimo per tenersi la panchina è «non perdere di vista la qualificazione in Champions». Per certi versi, in casa Inter conta più del tricolore: i 50 milioni di base garantiti dalla Uefa sono vitali per la sopravvivenza del club ai massimi livelli. Inzaghi non è richiamato all’ordine, semmai a un salto di qualità. Quel «deve fare di più» dice molto delle idee della dirigenza: tutti sono consapevoli che ci sia un margine di miglioramento ma, visto il tricolore perso il primo anno e la classifica attuale, è necessario stringere i tempi. Ma cosa deve fare di più?

ERRORI DA EVITARE
Eliminare i cambi telefonati, rendere più fluide le gerarchie, creare un modulo alternativo e un piano B tattico, evitare comunicazioni piatte dopo le sconfitte e introdurre reazioni più nette ed emotive come quelle «molto apprezzate» di Lautaro. Quel “di più” richiesto ad Inzaghi è ciò che sta offrendo Thiago Motta al Bologna. L’ex regista è un nome sempre più concreto per il futuro della panchina nerazzurra, non tanto perché ha un contratto in scadenza nel 2024 come Inzaghi, quanto perché è un profilo che abbina le caratteristiche storiche dei tecnici interisti alle esigenze attuali. L’Inter infatti ha sempre avuto bisogno di un condottiero capace di trasmettere passione e di andare oltre il campo: un eroe del triplete parte avvantaggiato da questo punto di vista. In più, in questo momento di ristagno finanziario, c’è la necessità di un allenatore in grado di creare valore, di innaffiare il talento in rosa e renderlo non solo sportivamente ma anche economicamente valido. Oltre ai punti (1,61 di media in A con 9 vittorie, 2 pareggie 7 sconfitte in 18 gare) che stanno issando il Bologna ai confini della zona Europa, Motta sta portando alla luce un patrimonio tecnico che si pensava fosse estinto con le grandi cessioni estive: i vari Lucumì (24 anni), Posch (25), Sosa (21) Cambiaso (23), Dominguez (24) e Zirkzee (21) stanno prendendo consistenza, un talento come Orsolini che sembrava smarrito a 26 anni sta trovando la consacrazione (4 gol e 2 assist nelle ultime 5 gare) così come Barrow, già 24enne. Thiago ha la capacità di coinvolgere tutta la rosa grazie ad un approccio opposto a quello di Inzaghi: per lui non esistono titolari e riserve ma solo gli uomini giusti per una data partita o un determinato momento.

L’ABBRACCIO
L’abbraccio dopo il gol poi annullato di Barrow è la dimostrazione di come l’intero spogliatoio voglia bene al mister, che non è nuovo a questo tipo di gestione: così aveva amministrato lo Spezia, dove la rosa era disomogenea ma tutti avevano dato un contributo per una salvezza ancor più complessa rispetto al primo anno con Italiano. Si raccontava l’allenatore Motta come un pazzo rivoluzionario della tattica, uno che avrebbe schierato le squadre secondo moduli stravaganti, quando in realtà la rivoluzione vera è nel suo modo di gestire le risorse, considerando la rosa come un corpo in movimento durante l’annata. Quel che c’è bisogno nel calcio d’oggi, ricco di impegni e in perenne metamorfosi. L’Inter di Inzaghi che passa dalla vittoria in Champions col Porto al -18 in A ne sa qualcosa. Per questo osserva con interesse l’avvento di Thiago.

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